Attenzione prima di tutto al morbillo. Il monito arriva dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e riguarda tutti i Paesi dell’Ue, Italia compresa, e dell’Est europeo, Russia compresa: nel 2018 si sono verificati oltre 82mila casi con ben 72 morti, una cifra che è tre volte maggiore rispetto a quella del 2017 e 15 volte rispetto a quella del 2016.
In Italia nel 2018 si sono avuti 2526 casi con 8 decessi. E, dall’inizio del 2019, la situazione non accenna a migliorare, visto che nella sola provincia di Rimini sono stati notificati 17 casi riguardanti in gran parte ragazzi di scuola media superiore (oltre a un bambino della primaria), che non erano stati vaccinati o non avevano ricevuto la seconda dose di vaccino.
Per due di questi ragazzi, tra l’altro, la malattia è degenerata in encefalite e polmonite. Ma le complicanze possibili non finiscono qui. Nelle Filippine, dove in gennaio è scoppiata una epidemia di morbillo, 50 o più persone non vaccinate sono morte e si tratta soprattutto di bambini.
Quanto all’influenza le cose non vanno molto meglio. Secondo la rete di sorveglianza Influnet dell’Istituto Superiore di Sanità, dall’inizio dell’inverno gli italiani finiti a letto sono stati circa 4.780.000 con 282 casi gravi e 52 decessi.
In queste ultime settimane si è probabilmente raggiunto il picco di maggiore diffusione dell’infezione e, cosa da non sottovalutare, i più colpiti sono stati i bambini. E dai bambini a chi si occupa di loro, i nonni in primo luogo, il passo è breve: rischio di contagio assicurato o comunque molto forte (con tutte le eventuali complicanze di cui – si sa – sono vittime privilegiate gli anziani).
Non bisogna oltretutto dimenticare che il virus influenzale più pericoloso di questa stagione, l’H1N1 (quello della “suina” del 2009), può innescare forme molto serie che comportano il ricovero in ospedale per problemi respiratori. Da qui l’ulteriore problema del sovraffollamento dei Pronto soccorso a scapito di altre malattie.
L’allarme morbillo e influenza non è ancora rientrato che già si parla con angoscia di meningite batterica. In gennaio un bimbo di due anni, ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale Cannizzaro di Catania, è stato salvato per miracolo grazie al tempismo dei medici. Un altro bambino, anche lui di due anni ma meno fortunato, non ce l’ha fatta ed è morto all’ospedale Maggiore di Bologna.
Per non parlare di tutti gli altri casi, alcuni dei quali finiti in tragedia come quello della neomamma di Torre del Greco, morta a due settimane di distanza dalla nascita del suo piccolo, o quello del quindicenne di Roma stroncato al policlinico Umberto I. Nella maggior parte dei casi il killer di quest’anno si chiama Menigococco B, ma anche con il Meningococco C c’è poco da scherzare…
Conclusione: qual è il senso di questo lungo e triste elenco di vite spezzate o comunque colpite da malattie insidiose? È che probabilmente, se si potesse tornare indietro nel tempo, molto di quello che è successo si sarebbe potuto evitare, semplicemente ricorrendo alle vaccinazioni. Non si tratta, beninteso, di un consiglio, ma di un invito a valutare con obiettività la situazione.
Vaccinando i bambini che non hanno problemi si proteggono anche tutti quelli che per motivi di salute non possono essere vaccinati e, indirettamente, anche gli anziani e le persone più fragili.
Se un domani i bambini non si ammalassero più di queste malattie, infatti, i microrganismi responsabili non avrebbero più “pane per i loro denti” e non circolerebbero più. Un po’ come è successo per il vaiolo e, almeno in parte, per la poliomielite.