Svezzamento bambino: quale acqua utilizzare e come sceglierla?

Silvia Camarda A cura di Silvia Camarda Pubblicato il 09/08/2022 Aggiornato il 09/08/2022

Nel neonato l’acqua rappresenta il 70-75% del peso corporeo ed è indispensabile per tutte le funzioni vitali. Ecco perché è importante garantirgli un’adeguata assunzione. Ma quanta e soprattutto di che tipo? Ecco quale acqua dare al bebè durante lo svezzamento

quale acqua per lo svezzamento

L’acqua è il costituente essenziale del corpo umano perché tutte le reazioni chimiche vitali avvengono in presenza di acqua. Anche se priva di calorie, può essere considerata un alimento a tutti gli effetti che non deve mai mancare nella dieta giornaliera. Moltissime le sue funzioni, già a partire dallo svezzamento. In particolare:

  • regola la temperatura del corpo;
  • permette le funzioni biochimiche delle membrane cellulari;
  • aiuta l’organismo ad assimilare i nutrienti essenziali ricavati dagli alimenti;
  • espelle le scorie metaboliche dal corpo;
  • facilita il fuzionamento dei reni;
  •  favorisce la digestione;
  • apporta sali minerali;
  • lubrifica i tessuti dei polmoni e degli occhi;
  • idrata la pelle, mantenendola elastica;
  • favorisce la motilità intestinale, prevenendo la stipsi.
Quale acqua usare per i neonati?

Almeno per il primo anno di vita – e quindi anche durante lo svezzamento – , gli esperti consigliano l’impiego di acque oligominerali naturali con basso residuo fisso (inferiore a 200 mg/l). Il pediatra può, tuttavia, consigliare un’altra tipologia di acqua nel caso via siano necessità specifiche. L’acqua minerale in bottiglia proviene da precise zone geologiche naturalmente protette, incontaminate, microbiologicamente pure, stabili nella composizione e controllate periodicamente. Le acque del rubinetto, invece, possono provenire da diversi siti di origine (laghi, fiumi, sorgenti sotterranee). Vengono, comunque, sottoposte a processi di purificazione e potabilizzazione in modo tale da garantire un’acqua batteriologicamente pura. La legge italiana prevede controlli rigorosi e specifici. Tuttavia le acque in bottiglia presentano diversi vantaggi:

  • composizione chimico-fisica riportata in etichetta;
  •  qualità costante. L’applicazione di rigorose norme igieniche, dalla raccolta al confezionamento, garantisce un’opportuna purezza microbiologica e la conservazione delle caratteristiche chimico-fisiche. Periodicamente sono controllate da un laboratorio qualificato che ne certifica l’idoneità nutrizionale in tutte le sue fasi (dalla fonte, all’imbottigliamento fino alla distribuzione);
  •  sterilità: al momento del confezionamento viene garantita la sicurezza microbiologica che consente l’utilizzo dell’acqua senza doverla prima bollire:
  •  varietà: la disponibilità di molti tipi diversi, relativi alle proprietà chimico-fisiche dell’acqua, permette di scegliere quello più appropriato. Non tutte le acqua, infatti, sono ugualmente adatte al piccolo.
Quanti ml di acqua deve bere un neonato con lo svezzamento?

Il fabbisogno di acqua cambia in base all’età e al clima: in estate c’è una maggiore perdita di liquidi da reintegrare. In generale, la quantità giornaliera di acqua raccomandata durante lo svezzamento è:

  • 600-900 ml dai 6 mesi ai 3 anni;
  • 1.100 ml dai 3 ai 10 anni;
  • 1,5 ml (simile a un adulto) dagli 11 anni.
Quanta acqua nel latte in polvere?

In questo caso sono da preferire le acque minimamente mineralizzate o le oligominerali a basso contenuto di sodio, cloro e potassio perché i reni del bebè sono ancora funzionalmente immaturi per smaltire l’eventuale eccesso di minerali presenti nell’acqua. Di norma, il latte in polvere va ricostituito in acqua al 13%.

Quando si inizia a dare l’acqua ai neonati durante lo svezzamento?

Se il bebè è allattato al seno, non ha di norma bisogno di aggiunte di acqua. Se, invece, è nutrito con il latte formulato, essendo questo più denso di quello materno, ha bisogno di acqua per assicurare la giusta idratazione. In questo caso l’acqua andrà proposta lontano dalle poppate, per non interferire con l’alimentazione.

Quando, poi, il bambino passa da una dieta esclusivamente a base di latte a un’alimentazione mista di latte e alimenti solidi (cosiddetto svezzamento), comincia a bere “come i grandi”. È indispensabile, quindi, integrare la sua dieta con l’acqua, abituandolo a bere regolarmente. Il suggerimento dei pediatri è di proporla in diversi momenti della giornata, senza aspettare che lui la chieda perché, in generale, i bambini piccolo non percepiscono adeguatamente il senso della sete.

In caso di disturbi specifici poi è bene dare l’acqua al bebè a prescindere che sia iniziato o meno lo svezzamento. Ecco i casi più frequenti in cui è necessaria un’integrazione di acqua:

infezioni delle vie urinarie
L’azione diuretica delle acque poco mineralizzate le rende particolarmente indicate nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie, molto frequenti nei bimbi piccoli, perché consentono l’eliminazione di batteri patogeni, cloruri, cataboliti tossici.
febbre, vomito o diarrea
Tutti questi disturbi possono provocare una forte perdita di liquidi che devono essere integrati per prevenire il rischio di disidratazione, molto pericolosa per il piccolo.
Stipsi
Anche per regolare un intestino un po’ pigro è indicata l’acqua oligominerale perché, ammorbidendo le feci, favorisce l’evacuazione.

 

 
 
 

In sintesi

Come si legge l’acqua?

La legge distingue le acque minerali in base al loro “residuo fisso”, cioè alla quantità totale di sali disciolti in un litro di acqua fatto evaporare a 100° C. Questo dato è espresso in milligrammi per litro (mg/l). È riportato in etichetta e classifica le acque in:
– minimamente mineralizzate: se il residuo fisso non è superiore a 50 mg/l. È l’acqua più leggera, cioè con il minor contenuto di sali disciolti in assoluto;

  • oligominerali o leggermente mineralizzate: se il residuo fisso non è superiore a 500 mg/l;
  • mineralizzate: se il residuo fisso è compreso tra 500 e 1500 mg/l;
  • ricche di sali minerali: se il residuo fisso è superiore a 1500 mg/l. Questo tipo di acqua può essere non è adatta ai bambini perché, contenendo molti minerali, potrebbe sovraccaricare i loro reni ancora immaturi. Ma può essere prescritta dal pediatra perché può avere caratteristiche terapeutiche.

    Le acque minerali possono essere classificate anche in base al sale minerale presente più preponderatamene come ione libero. Proprio grazie alla presenza significativa di un particolare minerale, ogni tipologia di acqua può essere di aiuto per prevenire o curare alcuni disturbi:

    – ferruginose: tenore di ferro bivalente > 1 mg/L. Indicate nei casi di anemia da carenza di ferro, particolarmente utili quindi nei soggetti a fabbisogno elevato di ferro come i lattanti, gli adolescenti e le donne in gravidanza;
    bicarbonate: tenore di bicarbonato > 600 mg/L. Ideali nei casi di ipersecrezione gastrica (cioè produzione di troppo acido nello stomaco) e di malattie renali;
    solfate: tenore di solfati > 200 mg/L. Sono lievemente lassative, ma sono indicate anche nelle insufficienze digestive;
    – clorurate: tenore di cloruro > 200 mg/L. Perfette per riequilibrare l’intestino, le vie biliari e del fegato. Anch’esse hanno un’azione lievemente lassativa;
    – calciche: tenore di calcio > 150 mg/L. Consigliate in fase di crescita, gravidanza, menopausa, oppure nei casi di osteoporosi e ipertensione;
    magnesiache: tenore di magnesio > 50 mg/L. Ideali in caso di stress. Il magnesio aiuta a prevenire l’arteriosclerosi e favorisce un corretto funzionamento del sistema nervoso;
    – fluorate: tenore di fluoro > 1 mg/L . Utili per rinforzare la struttura dei denti, per la prevenzione della carie dentaria e dell’osteoporosi;
    – sodiche: tenore di sodio > 200 mg/L. Perfette per reintegrare le perdite di sali minerali durante l’attività sportiva;
    – iposodiche: tenore di sodio < 20 mg/. Consigliate a tutti coloro che devono seguire una dieta povera di sodio o combattere la pressione alta.

 

Che cosa sono i nitrati?

Riportati in etichetta con la sigla NO3-, sono presenti nel suolo, nelle acque superficiali e sotterranee. Se ingeriti in eccesso (perché presenti nelle verdure e nell’acqua), possono diventare pericolosi per la salute, in particolar modo nei bambini durante lo svezzamento. Per questo motivo la legge italiana ha stabilito che il limite massimo consentito di nitrati nelle acque potabili è di 45 mg/l. Tuttavia, per assicurare una maggiore tutela del bambino, si raccomanda un contenuto di nitrati non superiore a 10 mg/l per le acque destinate alla prima infanzia.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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