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Con il termine criptorchidismo viene indicata la mancata discesa di uno o, più raramente, di entrambi i testicoli nello scroto, ovvero nella sacca posizionata sotto il pene. Si tratta del disturbo dell’apparato uro-genitale più diffuso nella prima infanzia. In circa il 70-80 per cento dei casi, peraltro, il testicolo nascosto raggiunge in modo spontaneo la sua sede naturale entro la fine del primo anno di vita. Superato questo termine, invece, la discesa deve per lo più essere indotta tramite il ricorso a farmaci specifici o mediante un intervento chirurgico.
Colpisce di più i bambini prematuri
Il criptorchidismo colpisce più spesso i bambini prematuri, in quanto il testicolo non si forma direttamente all’interno dello scroto ma vi arriva solo al termine di un processo di migrazione che, nella maggior parte dei casi, si conclude entro la fine dei nove mesi. In particolare, intorno al 6° mese di gravidanza, il testicolo scende dalla sede originaria (collocata appena sopra il rene) sino all’anello inguinale; tra il 6° e il 7° mese passa attraverso il canale inguinale e tra l’8° e il 9° mese giunge a posizionarsi entro la sacca scrotale. A volte tale discesa è ostacolata o impedita da cause diverse e si parla appunto di criptorchidismo.
Quali sono le cause
Le cause che determinano il criptorchidismo non sono in realtà state ancora chiaramente indicate, ma gli studi hanno evidenziato una forte componente ereditaria: più precisamente, in base ad alcune stime, la presenza di casi di criptorchidismo nei padri dei bambini colpiti risulterebbe corrispondere a circa il 15 per cento. In ogni caso tra i fattori all’origine della mancata discesa possono rientrare ostacoli di tipo anatomico (quali per esempio un’ernia inguinale) o una carenza ormonale, in particolare l’inadeguata concentrazione di gonadotropine o androgeni (ormoni maschili) che dovrebbero stimolare il processo.
Come si individua
L’anamnesi e un’accurata visita medica (controllo dei genitali tramite palpazione) sono di solito sufficienti a effettuare una diagnosi. Se però la sede del testicolo risulta particolarmente alta, potrebbe essere necessaria un’ecografia (esame che tramite gli ultrasuoni consente di osservare gli organi interni) e, molto più raramente, una risonanza magnetica (garantisce un visione più dettagliata degli organi) o una laparoscopia (esame mini-invasivo che prevede l’introduzione di uno strumento munito di fibre ottiche tramite una piccola incisione). Il medico, grazie agli opportuni controlli, potrà anche verificare che non si tratti di ectopia testicolare (quando il testicolo è posizionato in una sede anomala rispetto al normale percorso di discesa), di testicolo “mobile” o “retrattile” (in entrambi i casi si tratta di testicoli normalmente discesi nello scroto da cui però tendono talora a fuoriuscire) o di anorchia (l’assenza del testicolo congenita o acquisita).
Dopo l’anno bisogna intervenire
Se il bambino ha già superato l’anno di età, la discesa del testicolo viene in genere indotta tramite un intervento chirurgico da eseguirsi in regime di day hospital o con un breve ricovero, oppure grazie all’aiuto di una cura ormonale per lo più a base di gonadotropina corionica umana (hcg), che stimola la produzione di testosterone (un ormone maschile) proprio per favorire il processo di migrazione.
È importante intervenire quanto prima: se la permanenza del testicolo in una sede anomala si protrae troppo a lungo rischia infatti di causare dei danni (per effetto dall’alta temperatura tipica dell’area inguinale e delle sollecitazioni meccaniche che subirebbe) che potrebbero evolvere in complicanze anche serie.