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Infezioni ricorrenti alle vie respiratorie o gastrointestinali da neonati potrebbero indicare una predisposizione alla celiachia. È l’ipotesi sollevata da uno studio condotto all’Istituto norvegese di Salute pubblica di Oslo.
Servono test specifici
La celiachia è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue scatenata dall’ingestione di glutine, una proteina contenuta in alcuni cereali come frumento, orzo e segale. Attualmente viene diagnosticata attraverso i test degli anticorpi e l’endoscopia, un esame invasivo con cui si preleva una parte di tessuto intestinale in modo da valutarne i danni: se i villi intestinali sono atrofici, viene confermata la patologia.
Problemi di accrescimento e di salute
Spesso, però, a causa dei sintomi molto variabili, la diagnosi arriva tardi, magari in età adulta, compromettendo in modo serio la qualità di vita dei malati. Se non individuata e trattata tempestivamente, la celiachia espone la persona a rischi di salute non trascurabili, dall’osteoporosi alla malnutrizione con ritardo di crescita nei bambini, dall’infertilità nelle donne all’aumento del rischio di tumori intestinali.
Importante la diagnosi precoce
Anticipare il più possibile la diagnosi, anche individuando le categorie più a rischio, sarebbe quindi un enorme passo avanti. Per questo la notizia che infezioni ricorrenti alle vie respiratorie o gastrointestinali da neonati potrebbero indicare una predisposizione alla celiachia è molto importante.
Analizzati oltre 73.000 bambini
Nello studio in questione sono stati presi in considerazione oltre 73 mila bambini: i ricercatori hanno rilevato in quelli che avevano avuto almeno 10 infezioni respiratorie o gastrointestinali nei primi 18 mesi di vita, un rischio di diventare intolleranti al glutine superiore del 30% rispetto ai coetanei che si erano ammalati meno. In particolare, i bebè con problemi respiratori ricorrenti sembravano maggiormente predestinati a diventare celiaci. Hanno quindi concluso che infezioni ricorrenti alle vie respiratorie o gastrointestinali da neonati potrebbero indicare una predisposizione alla celiachia. Ma per il momento, in attesa di ulteriori conferme, si tratta solo di un campanello di allarme. La celiachia, sottolineano gli esperti, è determinata da una serie di fattori, primo fra tutti la predisposizione genetica, cui si aggiunge una componente ambientale e comportamentale.