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Le coliche gassose sono un disturbo molto frequente nel neonato, legato all’immaturità dell’intestino che non è ancora in grado di eliminare all’esterno tutta l’aria ingurgitata con la poppata e prodotta nel pancino durante la digestione del latte. Le coliche gassose non segnalano dunque la presenza di un problema e, di norma, si risolvono spontaneamente verso i quattro-cinque mesi di età, quando lo sviluppo dell’intestino si è completato del tutto e questo organo riesce così a eliminare correttamente tutte le sostanze di scarto. La peristalsi, cioè l’insieme dei movimenti che la parete dell’intestino compie per spingere e far scorrere le scorie fino all’ano, è infatti un movimento involontario assai complesso, che richiede un po’ di tempo per essere messo a punto.
Il dolore delle coliche gassose è scatenato dall’aria in eccesso presente nell’intestino: per questo il bebè piange disperatamente durante una colica gassosa e smette solo quando riesce a eliminare l’aria in eccesso nel pancinoL’accumulo di aria, infatti, costituisce per l’intestino uno stress notevole perché, come tutti i gas, tende a espandersi per occupare tutto lo spazio disponibile. Nel far questo, però, l’aria preme contro le pareti dell’intestino, che quindi si dilata, provocando dolore. L’intestino, oltretutto, è un organo molto ricco di terminazioni nervose: per questo motivo la sensazione di dolore inviata al cervello risulta molto amplificata. Il dolore è, comunque, una reazione di difesa, volta a segnalare la presenza di un’irritazione o comunque di un generico stress dell’intestino. In questa, come in altre circostanze, la sensazione di dolore è, infatti, un campanello d’allarme per l’organismo che, di fronte alla presenza di un agente nocivo, mobilita tutte le sue difese.
I segnali caratteristici delle coliche
Le coliche gassose si distinguono per alcune manifestazioni caratteristiche comuni a tutti i bebè. Quando ha una colica, infatti, il neonato
- scoppia a piangere e non si riesce a farlo smettere. La crisi di pianto persistente può, talvolta, provocare anche una leggera cianosi, cioè un colorito bluastro della pelle, intorno alla bocca.
- piega la gambe sul pancino: in questa posizione, infatti, il bebè sente meno il dolore.
- rifiuta il latte.
Le coliche gassose si presentano, in genere, nel pomeriggio e verso sera, a distanza di 2-3 ore dalla poppata, cioè dopo un tempo pari a quello impiegato dal latte e dall’aria ingeriti con la suzione per raggiungere l’intestino. Questo lasso di tempo, tuttavia, varia da un bambino all’altro. È possibile anche riconoscere la colica gassosa dai borborigmi, cioè i rumori caratteristici che provengono dall’interno del pancino, causati dallo spostamento dell’aria all’interno dell’intestino.
I rimedi più adatti
È possibile adottare alcuni accorgimenti per aiutare il bambino a eliminare l’aria in eccesso dall’intestino, mettendo così fine alla colica e al dolore:
Il massaggio
Rappresenta il metodo più semplice e delicato per far passare la colica al bebè. Va praticato con il palmo della mano tenuto piatto intorno all’ombelico. Il massaggio, indipendentemente dalla direzione in cui viene effettuato (cioè se in senso orario o antiorario), facilita la progressione dell’aria dall’intestino al retto e, quindi, la sua espulsione.
Il sondino rettale
Si ricorre a questo sistema nei casi più insistenti, quando diventa necessario aiutare l’espulsione dell’aria con uno strumento. Per effettuare questa operazione occorre inserire molto delicatamente un tubicino (va bene anche il termometro) nell’ano del piccolo per mezzo centimetro.
Il farmaco
Quando gli episodi di coliche gassose si susseguono, facendo soffrire molto il piccolo, e i rimedi come il massaggio o il sondino non si rivelano efficaci, è possibile intervenire con un farmaco specifico a base di dimeticone, una sostanza capace di assorbire l’aria e di ridurne, quindi, il volume che dilata l’intestino. È sempre preferibile, però, ritardare il più possibile l’uso del farmaco, che va comunque utilizzato sempre dopo avere sentito il parere del pediatra.
3 regole di prevenzione
Le coliche gassose sono un fenomeno naturale nel bebè, determinato dall’eccesso di aria ingurgitata dal piccolo insieme al latte, durante la suzione. Alcuni semplici accorgimenti, specie se il neonato è nutrito con il biberon possono, però, aiutare a limitarne la comparsa.
- tenere il biberon inclinato, in modo tale che la tettarella sia sempre piena di latte. Se l’inclinazione del biberon non è sufficiente, infatti, il piccolo ingurgita insieme al latte, anche l’aria contenuta nel biberon stesso.
- interrompere spesso la poppata. Le coliche gassose colpiscono più di frequente sia i bebè particolarmente “voraci”, in quanto succhiano molto velocemente, sia i neonati che succhiano troppo lentamente: in entrambi i casi, infatti, tendono a ingurgitare molta aria insieme al latte.
- far fare il ruttino al piccolo. Terminata la poppata, è bene aspettare che il bebè faccia il “ruttino”, tenendolo in braccio dritto, con la testa appoggiata alla spalla della mamma. In questo modo il neonato riesce a eliminare già dallo stomaco parte dell’aria che ha succhiato insieme al latte, evitando così che raggiunga l’intestino.
Quando chiamare il pediatra
Occorre avvertire il pediatra in caso di dubbi sulle cause del mal di pancia del bebè. Solo lo specialista, infatti, è in grado di stabilire con una visita se si tratta semplicemente di una colica gassosa o se il mal di pancia è il segnale di un problema più serio come, per esempio, un’intolleranza alimentare.
Il pediatra va, poi, avvertito sempre se il piccolo:
- ha la febbre;
- vomita;
- ha la diarrea;
- rigurgita spesso il latte;
- non cresce abbastanza;
- presenta delle eruzioni sulla pelle.
Se la causa è un’intolleranza alimentare
All’origine del mal di pancia del bebè ci può essere un’intolleranza alle proteine del latte, cioè una reazione che provoca un’infiammazione dell’intestino. Si tratta di un disturbo serio da curare subito. In genere, questo tipo di intolleranza colpisce di più i piccoli nutriti con il latte formulato. Capita, infatti, che l’organismo del piccolo riconosce le proteine del latte come “estranee” e quindi dannose, rispetto a quelle del latte materno. Si deve portare il bambino dal pediatra se i sintomi persistono dopo il quinto mese: solo lo specialista, infatti, è in grado di valutare il problema e di prescrivere la formula più adatta. L’intolleranza può manifestarsi anche con altri fenomeni persistenti: vomito, diarrea o eczemi, cioè alterazioni della pelle che appare infiammata e desquamata. Molto spesso, infatti, questo problema della cute ha un’origine allergica.