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Che i neonati prematuri presentino un rischio più elevato di avere organi meno sviluppati è risaputo da tempo. Fino a oggi, però, si pensava che questo pericolo fosse limitato per lo più ai polmoni. Invece riguarda anche il cervello dei neonati prematuri. La conferma arriva da uno studio condotto da un team di ricercatori americani, della University of Iowa, presentato durante il meeting della Pediatric Academic Societies di Vancouver, Canada.
Lo studio a 7 anni di età
La ricerca ha coinvolto 96 bambini di età compresa fra i 7 e i 13 anni. Di questi, 64 erano venuti alla luce secondo i tempi previsti, mentre 32 erano stati neonati prematuri: fra le 34 e le 36 settimane di gravidanza. I ricercatori hanno sottoposto tutti i partecipanti a una risonanza magnetica cerebrale, per analizzare il loro cervello.
Meno materia bianca e un talamo più piccolo
Dall’analisi dei risultati è emerso che il cervello dei bambini nati prematuramente presentava alcune differenze rispetto a quello dei bambini nati a termine. In particolare, nei primi sono stati osservati meno materia bianca cerebrale complessiva e un talamo più piccolo.
Quali effetti?
Gli autori hanno spiegato che queste differenze potrebbero influenzare l’apprendimento e il comportamento. Infatti, occorre considerare che la materia bianca complessiva svolge un ruolo essenziale nella comunicazione tra cellule nervose, mentre il talamo è un’area del cervello coinvolta nei segnali motori e sensoriali. In effetti, già altri studi condotti in precedenza avevano dimostrato che i prematuri hanno difficoltà di questo tipo: i bimbi che sono nati fra la 34a e la 36a settimana di gestazione sembravo presentare più difficoltà sociali, comportamentali e scolastiche rispetto a quelli nati dopo la 37a settimana di gravidanza.