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Il colostro è il primo latte che viene prodotto dalle neomamme dopo il parto: non è molto, ma rispetto al latte materno che verrà prodotto in seguito è ricchissimo di sostanze benefiche per il neonato, che deve adattarsi alla vita fuori dal grembo materno. Si tratta di un liquido denso e di colore giallastro, ma questo non deve allarmare: non solo è assolutamente normale, ma davvero prezioso per il nostro bambino! Viene prodotto in genere per i primi 3 o 4 giorni, prima che avvenga la montata lattea e si passi poi al latte materno definitivo, quello di cui il neonato si nutrirà nei suoi primi mesi di vita se si sceglie l’allattamento al seno.
Quando arriva il colostro?
Il latte materno è una sostanza in continua evoluzione per venire incontro alle esigenze del bimbo che, durante la sua crescita, ha un fabbisogno sempre diverso di nutrienti e di sostanze benefiche per il suo sviluppo. Il latte secreto nelle prime ore dopo il parto, in particolare, viene chiamato colostro ed è un liquido denso e giallognolo, con caratteristiche particolari e del tutto diverse da quelle del latte che il bimbo assumerà successivamente. Dal seno ne sgorga poco, ma è sufficiente per il piccolo: rispetto al latte vero e proprio, infatti, è più ricco di proteine e sali minerali, ma contiene una quantità inferiore di zuccheri e grassi, quindi è anche più digeribile. È dunque perfetto nei primi giorni di vita, quando il piccolo tende a perdere liquidi e a disidratarsi. Inoltre, le proteine contenute nel colostro forniscono al bebè particolari anticorpi (le immunoglobuline A o IgA), sostanze di difesa che vanno a rivestire le pareti intestinali proteggendole dall’aggressione di germi e virus.
In generale possiamo dire che il colostro viene prodotto nei primi cinque giorni successivi al parto; si passa poi al cosiddetto latte di transizione, mentre dal decimo giorno in poi comincia la produzione di latte maturo.
A cosa serve e proprietà
Una curiosità? Anticamente il colostro veniva chiamato “latte della strega” e si pensava che fosse nocivo per i neonati, tanto che i medici ne sconsigliavano l’assunzione, alimentando i neonati con metodi alternativi per i primi giorni di vita.
Per fortuna ora conosciamo bene tutte le proprietà del colostro e la sua importanza per la salute e lo sviluppo del neonato. I neonati hanno infatti un sistema digestivo delicato e immaturo; proprio per questo motivo il colostro è più denso, per concentrare un maggior numero di nutrienti. Il suo colore giallastro è dovuto ai carotenoidi e alla vitamina A, di cui i neonati hanno una bassa riserva e che sono molto importanti per la vista, la pelle e il sistema immunitario. Il colostro è inoltre ricco di magnesio, rame e zinco, che sostengono il sistema immunitario, e stimola lo sviluppo cerebrale.
L’effetto lassativo del colostro
Il colostro ha un leggero effetto lassativo, ma questo è positivo perché stimola il primo passaggio delle feci da un intestino ancora immaturo, che in tal modo può cominciare a sviluppare la sua flora batterica intestinale. Non solo: questa leggera azione lassativa facilita l’escrezione della bilirubina dall’organismo, diminuendo così la tendenza a sviluppare l’ittero.
La funzione immunitaria
Globuli bianchi e immunoglobuline sono contenuti in gran numero nel colostro, svolgendo così una notevole azione anti infettiva, soprattutto a livello dell’intestino, aiutando il bambino a cominciare a far fronte in maniera autonoma ai virus e batteri con cui viene in contatto per la prima volta. Questa proprietà darà i suoi benefici non solo in maniera immediata, ma anche durante la vita adulta. In particolare, il colostro contiene un anticorpo chiamato IgA (immunoglobulina A), che riveste il tratto gastrointestinale fornendo una difesa immunitaria anche nei confronti delle infezioni e delle malattie che possono essere trasmesse dalla mamma.
Gli effetti positivi sullo sviluppo del neonato
Il colostro aiuta il bambino anche a crescere e a svilupparsi in maniera sana e armonica grazie al suo elevato contenuto di proteine. Presenta inoltre un basso contenuto di lattosio, cioè lo zucchero del latte, e di grassi, in modo da risultare più digeribile. Il latte maturo, al contrario, avrà un basso contenuto di proteine, ma sarà ricco di lattosio, di potassio e di lipidi.
Come stimolare il colostro e la differenza col latte materno
Nella quasi totalità dei casi, il colostro comincia a essere prodotto spontaneamente nelle 24 ore seguenti al parto. Si tratta comunque di una sostanza densa e prodotta in piccole quantità, cosa che a volte può portare a qualche difficoltà a farlo sgorgare dai dotti della ghiandola mammaria. Per facilitare la fuoriuscita nella maggior parte dei casi è sufficiente offrire il seno al bimbo il prima possibile, in modo da promuovere il deflusso del colostro e poi stimolare la montata lattea nei giorni seguenti. Lo stimolo che determina la montata lattea è infatti principalmente la suzione precoce e frequente del neonato: più il piccolo succhia, più è stimolata la produzione di latte.
A seguito della suzione del bambino si attiva il riflesso della produzione di latte per azione della prolattina: più il bambino succhia, più prolattina è prodotta dal cervello della mamma e più latte viene prodotto. Inoltre il piccolo succhiando attiva la produzione dell’ossitocina, un altro ormone che provoca la contrazione delle cellule muscolari, che avvolgono le ghiandole mammarie, e la dilatazione dei canali galattofori, che portano il latte al capezzolo.
Controllare la presa
Durante la poppata è importante che il neonato afferri non solo il capezzolo ma anche l’areola, cioè la parte scura che lo circonda. Il mento del bimbo va appoggiato al seno e la sua testa deve essere rivolta all’insù per permettergli di respirare senza dover schiacciare il seno con le dita. Anche il corpo del neonato è allineato con la testa, con il sederino ben sostenuto per evitare che scivoli verso il basso causando dolorose trazioni al capezzolo. È importante controllare la posizione del bambino perché un attaccamento inadeguato può dare origine a capezzoli dolenti e ragadi (dolorosi taglietti intorno al capezzolo), ingorgo mammario perché il seno non viene ben svuotato, insoddisfazione del bambino che non riesce a succhiare adeguatamente e, in ultima analisi, una minore produzione di latte.
Occorre poi attaccare sempre il piccolo a entrambi i seni, in modo da stimolare tutte e due le ghiandole mammarie allo stesso modo. Per i primi giorni, poi, bisogna fare attenzione a non lasciare che il bambino succhi per più di cinque minuti per parte. I capezzoli, infatti, sono fragili e soggetti a ragadi. Questo tempo è comunque sufficiente al bebè per nutrirsi. In seguito, quando la pelle si è rafforzata, si può offrire il seno al piccolo per tutto il tempo che desidera.
Evitare lo stress
La diminuzione o la scomparsa del latte può avvenire anche a causa di emozioni violente o stress psicologici. È quindi importante che la neomamma stia tranquilla, dorma a sufficienza e conduca una vita il più possibile concentrata sul bambino. È bene, poi, che la mamma faccia un riposino tra una poppata e l’altra, per recuperare le forze. Quando la madre è stressata, il riflesso di emissione del latte può essere inibito, mentre il relax, l’affetto, la sicurezza di sé sono condizioni che favoriscono l’allattamento.
La differenza tra colostro e latte maturo
Il colostro, come abbiamo visto, è denso e di colore giallastro. È una sostanza ricca di vitamina A, proteine, minerali, globuli bianchi e immunoglobuline. Dopo il quinto giorno circa, il colostro diventa latte di transizione, che in genere è molto abbondante, meno denso e di colore giallastro. È ricco di grassi e di carboidrati, mentre contiene meno proteine e meno minerali. Dopo alcuni giorni, il latte di transizione si trasforma in latte maturo, ricco di grassi, carboidrati, sali minerali e vitamine del gruppo B, in grado di assicurare al neonato tutto il nutrimento necessario per i primi mesi di vita.
La montata lattea
Verso il terzo-quarto giorno il colostro cambia aspetto, schiarisce e diventa grasso e cremoso: è il cosiddetto latte di transizione. Serve ad abituare gradatamente il piccolo al latte definitivo che arriverà nel giro di qualche giorno. Questa è la cosiddetta fase della montata lattea: i seni diventano turgidi, congestionati, caldi e spesso dolenti; si può anche verificare un aumento della temperatura corporea. Questo fenomeno avviene in genere dopo 3-5 giorni dal parto. Da questo momento il latte comincia a essere prodotto abbondantemente e spesso anche in dosi superiori al fabbisogno del bambino. Alla base del meccanismo biologico che determina il fenomeno della “montata lattea” e il mantenimento della produzione di latte c’è l’abbassamento di livello dopo il parto di alcuni ormoni presenti in gravidanza, che inibiscono la funzione di stimolo alla produzione del latte svolta da un ormone secreto dall’ipofisi (prolattina). Con la suzione il neonato provoca un riflesso nervoso che assicura una continua e abbondante produzione di questo ormone che, insieme soprattutto all’ossitocina, favorisce il passaggio del latte dal tessuto ghiandolare ai dotti galattofori, cioè i sottili canalini che portano il latte al capezzolo.
Il latte maturo
Dopo circa 10 giorni il seno materno inizia a produrre il latte vero e proprio, fluido e dal sapore piuttosto dolce. Questo latte offre al piccolo tutto il nutrimento di cui ha bisogno e nel modo più equilibrato. Da questo momento in poi, sarà la richiesta del bambino stesso a regolare la formazione e l’afflusso di latte. La quantità prodotta ogni giorno aumenta progressivamente per il primo mese, per poi attestarsi tra il secondo e il sesto mese fra i 600 e i 900 grammi nelle 24 ore.