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È la grande alleata della salute delle ossa ed è prodotta dalla pelle su stimolazione dei raggi del sole: la sua carenza favorisce la comparsa di osteoporosi e, in generale, è dannosa per l’organismo, in quanto può addirittura favorire la comparsa di alcuni tipi di tumore e del diabete mellito. Anche un suo eccesso, tuttavia, può risultare tossico. Proprio per evitare squilibri in un senso o nell’altro gli specialisti dell’Ame, Associazione medici endocrinologi, hanno messo a punto un documento, pubblicato sulla rivista scientifica Nutriens in cui indicano quando è realmente necessario ricorrere all’integrazione di vitamina D.
No a screening di massa
Il professor Vincenzo Toscano, presidente della Ame, riassume le nuove Linee guida relative alla vitamina D in due punti:
- non è necessario fare lo screening per individuare i livelli della vitamina D nel sangue di tutta la popolazione
- l’integrazione va prescritta solo alle persone a rischio di osteoporosi. Tra queste: le donne dopo la menopausa, specialmente se predisposte a sviluppare la malattia delle ossa che, nei casi più gravi, espone a fratture spontanee.
Una questione di misura
Per conoscere i livelli di vitamina D nell’organismo basta un semplice esame del sangue: spetta comunque al ginecologo, all’endocrinologo oppure al medico di famiglia individuare quelle per le quali è necessario. Secondo le indicazioni degli endocrinologi italiani, gli adulti sani e non a rischio che hanno un valore al di sopra di 20 ng per millilitro di sangue non hanno bisogno dell’integrazione. La vitamina D va, invece, assunta da chi ha buone probabilità di sviluppare il problema e, allo stesso tempo, ha un valore inferiore a 30 ng per millilitri di sangue. Va da sé che spetta comunque allo specialista curante decidere caso per caso, anche in base alla storia familiare della persona e al suo stile di vita.
Dieta e sole
Una dieta varia, bilanciata, ragionevolmente calorica unita all’esposizione al sole (con le dovute precauzioni, nelle ore in cui non si rischiano scottature!) è più che sufficiente, almeno per gli adulti sani, per consentire all’organismo di sintetizzare una quantità di vitamina D sufficiente al fabbisogno. Per quanto riguarda le fonti alimentari, pochi sono gli alimenti che la contengono: tra questi il l’olio di fegato di merluzzo, il germe di grano, il salmone, lo sgombro, il tuorlo d’uovo.