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Se la temperatura ambientale aumenta di un grado, la temperatura della parte più delicata dell’apparato genitale maschile, i testicoli, cresce di 0,1 gradi centigradi, e questo potrebbe incrementare il rischio di compromettere la fertilità maschile. A spiegarlo è Fabrizio Palumbo, responsabile scientifico della Sia, la Società italiana di andrologia, secondo cui se l’involuzione della fertilità maschile sembra ormai essere un fatto indiscutibile “incolpare solo il fumo, i contaminanti chimici o le infezioni sessuali sembra ormai riduttivo” poiché, precisa, “il riscaldamento globale incide e non poco”.
Fertilità maschile più colpita
La questione del riscaldamento globale e dei danni che da questo può derivare per l’apparato riproduttivo maschile, molto più che per quello femminile, con inevitabili ricadute sulla fertilità maschile, è stato uno degli argomenti di Cop26, la 26a riunione annuale sui cambiamenti climatici tenuta dai Paesi firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Gli esperti hanno spiegato che in alcune specie animali un incremento di pochi gradi delle temperature esterne può arrivare a dimezzare la fertilità maschile, e il problema potrebbe riguardare anche gli uomini.
Meno spermatozoi e poco vitali
Alessandro Palmieri, presidente Sia e docente di Urologia all’Università Federico II di Napoli spiega che “gli studi condotti su farfalle e coleotteri hanno messo in evidenza che l’aumento delle temperature sta probabilmente contribuendo all’estinzione di alcune specie, perché l’apparato riproduttivo maschile e gli spermatozoi in particolare sono molto sensibili al caldo. In alcuni casi, la produzione di spermatozoi è stata vista calare di tre quarti”. I danni del caldo non riguardano solo la produzione dei gameti maschili, ma anche la capacità di fecondazione, ovvero la capacità degli spermatozoi di arrivare a fecondare l’ovulo, poiché solo un terzo di loro resta vitale mentre la maggior parte muore prima di raggiungere il gamete femminile, con inevitabili ripercussioni sulla fertilità maschile.
Di più: come se non bastasse, continua Palmieri, “gli effetti negativi si tramandano anche sulla prole eventualmente generata che risulta meno fertile, con un 25% di riduzione delle capacità riproduttive”.
Declino demografico
Il declino demografico cui sta andando incontro il nostro Paese con una riduzione progressiva del numero dei nuovi nati ogni anno (poco più di 400 mila nel 2020) potrebbe, quindi, essere responsabilità, oltre che dall’inquinamento ambientale() di cui da tempo si parla, anche del riscaldamento globale.
Fonti / Bibliografia
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