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Mancano le donatrici di ovuli per chi vuole sottoporsi a fecondazione eterologa: l’allarme è della Sife (Società italiana di fertilità e sterilità). In totale, considerando sia le strutture pubbliche sia private, non sono più di una decina le donne che, a oggi, hanno donato i propri ovuli a coppie sterili o infertili che hanno fatto richiesta di fecondazione eterologa (la donazione di gameti o ovociti, in caso di infertilità accertata di uno dei due aspiranti genitori). Servirebbero 5-600 donazioni all’anno per soddisfare la richiesta nel nostro Paese. Poco più di un centinaio, invece, coloro che hanno donato attraverso l’egg sharing, ovvero donne in trattamento per una fecondazione assistita che cedono una parte dei propri ovociti: un numero marginale rispetto alla richiesta.
L’eterologa non decolla
Nel 2014, una sentenza della Corte costituzionale ha autorizzato questa procedura, che la legge 40 aveva vietato. Sono passati, dunque, due anni ma mestano ancora diversi nodi irrisolti, sebbene il ministero della Salute, abbia infine inserito la procedura nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), rendendola rimborsabile in tutte le Regioni, compresa la Lombardia. E manca ancora una campagna informativa per sensibilizzazione le donne alla donazione di gameti. Chi è interessato, dunque, si trova di fronte un percorso difficile, fatto di lunghe attese, mancanza di informazioni e ginecologi disinformati sulle procedure da seguire, spiega l’Associazione per la donazione altruistica e gratuita (Aidagg). E siccome mancano le donatrici di ovuli per chi vuole sottoporsi a fecondazione eterologa, alla fine ci si continua a rifornire da banche estere.
Disinformazione e scetticismo
Da migliorare anche la conoscenza delle donne su queste tecniche. Secondo un’indagine condotta dall’istituto di ricerche francese Odoxa, c’è ancora molto scetticismo e le europee risultano generalmente in generale contrarie alla donazione di ovociti: il 67% non sarebbe disponibile a sottoporsi alla procedura. I motivi principali: mancanza di informazione, anonimato della donazione e paura dell’invasività del trattamento. Tutto questo spiega perché ancora oggi, a distanza di due anni dal via libera, mancano le donatrici di ovuli per chi vuole sottoporsi a fecondazione eterologa.