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Era quasi scomparsa, non se ne parlava quasi più. E invece, è tornata con prepotenza alla ribalta. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications del Cambridge Institute of Therapeutic Immunology and Infectious Disease la difterite, grave infezione batterica che in stadi avanzati può danneggiare gravemente cuore, reni e sistema nervoso, ormai quasi debellata grazie alle vaccinazioni, potrebbe diventare presto un problema di salute pubblica per lo sviluppo di forme resistenti agli antibiotici e forse anche alla stessa immunizzazione.
Casi raddoppiati
Secondo gli autori dello studio, nel 2018 sono stati segnalati nel mondo più di 16mila casi, il doppio rispetto alla media tra il 1996 e il 2017. Nello studio è stato analizzato il genoma dei batteri trovati in 61 pazienti, e il risultato è stato confrontato con 441 genomi disponibili nelle banche pubbliche.
Lo studio ha identificato 18 diverse varianti del gene che codifica la tossina del virus, che è l’obiettivo degli antibiotici usati e del vaccino.
”Il vaccino per la difterite è progettato per neutralizzare la tossina, e quindi qualsiasi variante che ne cambia la struttura potrebbe avere un impatto sull’efficacia – spiega Gordon Dougan, uno degli autori -. Anche se i nostri dati non sono sufficienti a suggerire che i vaccini usati attualmente siano inefficaci, il fatto che vediamo una diversità crescente ci dice che vaccini e trattamenti devono essere valutati periodicamente”.
Dove nasce l’infezione
La difterite è causata dal Corynebacterium diphtheriae, un batterio che si riproduce sulla superficie delle mucose della gola. È possibile entrare in contatto con il microbo attraverso le goccioline di saliva presenti nell’aria, oggetti contaminati o ferite infette. Normalmente l’infezione viene trattata con eritromicina e penicillina, anche se possono essere usate diverse classi di antibiotici. Secondo lo studio in questione, però, alcune delle varianti isolate negli anni più recenti sono già resistenti a sei di queste classi.
L’arma del vaccino
La vaccinazione, da effettuare nel primo anno di vita, prevede tre dosi somministrate al terzo, al quinto e al dodicesimo mese, utilizzando un vaccino combinato definito esavalente, che oltre alle componenti antidifteriche contiene quelle contro tetano, pertosse, poliomielite, epatite b ed emofilo tipo b. Devono essere eseguite due dosi di richiamo, all’età di 5-6 anni, insieme ad anti-tetanica, anti-pertosse e anti-poliomielite, e l’altra a distanza di circa dieci anni in età adolescenziale.
Fonti / Bibliografia
- Diphtheria risks becoming ‘major global threat’ again as it evolves resistance to antimicrobials | University of CambridgeThe researchers, led by scientists at the University of Cambridge, say that the impact of COVID-19 on diphtheria vaccination schedules, coupled with a rise in