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Si chiamano advergames: veri e propri giochi pubblicitari che hanno come target i bambini, con l’obiettivo di indurli a chiedere ai genitori di comprare una merendina o un tipo di cereali intrisi di zucchero perché ci hanno giocato virtualmente e ne hanno visto la pubblicità in tv. Con quali conseguenze? L’aumento dell’obesità infantile in primis, un fenomeno molto diffuso anche in Italia e in parte dovuto all’eccesso di zuccheri, noto fattore di rischio per tante malattie. In Europa 1 bambino su 3 è in sovrappeso, mentre in Italia dal 1975 al 2016 la percentuale di obesità infantile è triplicata.
All’interno dei cartoni animati
Non solo advergames. Da uno studio condotto al Dartmouth’s Norris Cotton Cancer Center, negli Stati Uniti, emerge che gli spot di cibi zuccherini possono condizionare la dieta dei bambini. I ricercatori hanno calcolato quanti spot di cereali trasmessi sui canali televisivi di cartoni animati vedevano 624 bambini in età prescolare: hanno scoperto che i bambini che vedevano pubblicità di cereali trasmessi nei loro programmi televisivi avevano più probabilità di mangiare proprio quegli alimenti. Uno studio di Coop Italia, Altroconsumo e Società Italiana di Pediatria aveva dimostrato che i bambini italiani erano esposti a 3.000/30.000 spot tv all’anno, di cui la maggioranza per alimenti. Dunque il problema esiste anche nel nostro Paese ed è correlato all’aumento dell’obesità infantile.
I bambini devono essere protetti
L’ideale sarebbe ridurre, o meglio eliminare, come hanno fatto in Svezia e Norvegia, la pubblicità e il marketing con cui vengono bombardati i bambini: il piazzamento nei supermercati, l’abbinamento con giochi e cartoni animati, i gadget per cellulari e, soprattutto, gli advergames, che hanno un effetto molto forte sui bambini.
Mancano i provvedimenti
Sulla questione è intervenuta anche l’Organizzazione mondiale della sanità pubblicando un rapporto che ha analizzato le azioni intraprese dai Paesi del vecchio continente in seguito alle raccomandazioni adottate nel 2010 per limitare l’esposizione dei più giovani al marketing di prodotti insalubri. Solo il 54% dei Paesi della regione europea ha intrapreso politiche per limitare le pubblicità di prodotti poco salutari nei confronti dei bambini. Gli altri Stati, compresa l’Italia, non hanno preso alcun provvedimento o scelgono di affidarsi a codici di autoregolamentazione sottoscritti dall’industria. Tutto il peso del controllo è affidato ai genitori.