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Uno studio condotto nel Murdoch Children’s Research Insitute di Melbourne (Australia), pubblicato dall’autorevole rivista American Journal Pediatrics, ha permesso di osservare sia che l’età media in cui inizia la pubertà si è abbassata rispetto al passato, sia che la pubertà anticipata è più frequente nei bambini di famiglie gravemente svantaggiate dal punto di vista economico.
L’analisi su quasi 4.000 bambini
La ricerca ha preso in considerazione 3.700 bambini tra gli 8 e gli 11 anni di età. Ai genitori dei partecipanti è stato chiesto di annotare i primi segni di pubertà anticipata nei figli. Nelle femmine, l’evidenziarsi del primo accenno di seno (bottone mammario) e l’eventuale arrivo del flusso mestruale, nei maschi i cambiamenti della voce, un significativo picco di crescita in altezza, l’eventuale comparsa sul viso dei primi peli da barba.
Maschi più sensibili al disagio
Lo studio ha focalizzato che in media il 19% dei maschi e il 21% delle bambine sono entrati in pubertà anticipata rispetto al passato. Nel caso di bambini provenienti da famiglie con importanti problemi economici (da cui è possibile derivino più facilmente condizioni di disagio emotivo) la percentuale sale al 36% per i maschi e al 33% per le femmine. Va da sé che, dunque, i maschi tendono a risentire di più delle situazioni famigliari poco felici.
Le spiegazioni possibili
Secondo Ying Sun, specialista di salute nell’adolescenza e autrice dello studio, la pubertà anticipata nei bambini che vivono in condizioni di indigenza potrebbe essere la risposta evolutiva alla maggiore probabilità di andare incontro a una morte prematura. Sviluppandosi prima ci sono, infatti, maggiori probabilità di riuscire a procreare prima di un evento avverso e, quindi, di garantirsi la trasmissione dei propri geni.
Il parere dell’esperto
“I dati evidenziati dallo studio – commenta il professor Roberto Salti, pediatra e ricercatore, già responsabile del reparto di Auxo-Endocrinologia del Meyer di Firenze – supportano l’ipotesi già formulata da tempo che lo stress, inteso come risposta del cervello a situazioni destabilizzanti per sfera psico-emotiva, può far partire l’”orologio biologico”, che segna l’inizio delle prime trasformazioni legate alla pubertà”. Salti sottolinea anche che un campione di 3.700 bambini non è comunque molto rappresentativo e poi prosegue ricordando che la genetica gioca sempre e comunque un ruolo di grande rilievo nell’arrivo della pubertà: chi ha genitori che si sono sviluppati presto con grandi probabilità farà altrettanto.
L’obesità è un fattore favorente
“Genetica a parte, il peso corporeo è uno dei fattori che maggiormente favorisce l’arrivo anticipato della pubertà nelle bambine. Un peso di 42 chili è predittivo di uno sviluppo prima della media” continua il dottor Salti. Da sottolineare, che spesso sono in forte sovrappeso proprio le bimbe di famiglie disagiate, in quanto più delle altre possono consumare liberamente i cosiddetti “cibi spazzatura”, ricchissimi di calorie, cotti mediante frittura e conditi in modo esagerato.