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Che la pressione alta non sia un toccasana per la salute e che possa esporre a conseguenze negative sia nel breve sia nel lungo periodo non è certo una novità. Ma che soffrire di ipertensione da giovani aumenti il rischio di soffrire di demenza in età avanzata è un’ipotesi che non era stata ancora molto approfondita. Lo ha fatto ora uno studio condotto da un’équipe di ricercatori britannici, dell’University College di Londra, e pubblicato sul Lancet Neurology.
Lo studio in corso da decenni
La ricerca, che è iniziata nel 1982 e non si è ancora conclusa, ha coinvolto complessivamente 500 persone nate nel 1946. Gli autori le hanno seguite per decenni, sottoponendole a controlli regolari a partire dal compimento del 36esimo compleanno. In particolare, hanno eseguito la misurazione della pressione arteriosa e controllato lo stato di salute generale a intervalli regolari. Inoltre, tutti i partecipanti, arrivati a 70 anni, sono stati sottoposti a una risonanza magnetica del cervello, un esame in grado di rilevare eventuali restringimenti cerebrali, uno dei segnali correlati alla demenza senile. Lo scopo era capire se la pressione alta in età adulta si correlasse a un rischio maggiore di demenza in età avanzata.
Sì ai controlli fin da giovani
Analizzando tutti i dati raccolti, gli autori hanno scoperto che le persone che fra i 36 e i 43 anni hanno avuto una pressione tendenzialmente alta, a 70 anni presentavano un restringimento maggiore del cervello rispetto a chi aveva sempre avuto valori di pressione nella norma. Non solo. Hanno anche notato che i partecipanti che fra i 43 e i 53 anni hanno sofferto di ipertensione a 70 anni avevano vasi sanguigni più danneggiati ed erano più a rischio di essere vittima dei cosiddetti “mini-ictus”.
Serviranno nuovi controlli
Lo studio continuerà ora per verificare se i soggetti che da giovani hanno sofferto di pressione alta andranno effettivamente incontro a demenza e/o a malattie cardiovascolari. “La pressione, anche nei 30enni, può avere un effetto deleterio sul cervello quattro decenni dopo. Il monitoraggio e gli interventi per massimimizzare la salute cerebrale negli anziani devono essere iniziati almeno nella mezza età” hanno concluso gli esperti.