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Pur sapendo che il pesce è un alimento sano, da portare in tavola regolarmente (almeno 2-3 volte alla settimana), alcune persone tendono a consumarne meno per il timore di contaminazioni da mercurio. A tal proposito, uno gruppo di ricercatori statunitensi ha recentemente pubblicato uno studio su Jama Network Open che dimostrerebbe l’assenza di relazione tra consumo di pesce e mortalità correlata a una esposizione al mercurio. Ecco, comunque, come evitare il mercurio nei pesci.
Nel corso dell’indagine, che ha preso in esame oltre 17mila individui, è stato stimato il diverso rischio di mortalità (per tutte le cause e per gli eventi cardiovascolari) in tutti i partecipanti con diverse abitudini alimentari: da chi non consumava pesce a chi ne mangiava in media circa 30 gr al giorno, corrispondenti a due porzioni alla settimana.
Secondo i ricercatori un aumentato consumo di pesce non sarebbe associato in modo significativo:
· al rischio di decesso
· al livello di mercurio nel sangue.
Quali sono i pesci più soggetti all’accumulo di sostanze tossiche?
Gli esperti hanno però steso una lista di consigli da seguire per ottimizzare i benefici del pesce, riducendone al massimo i potenziali effetti negativi. Ecco le loro raccomandazioni:
– variare il più possibile le qualità di pesce: in questo modo si garantisce anche un ambiente più sano e un’economia sostenibile;
– preferire i pesci di piccola taglia e a ciclo vitale breve, come il pesce azzurro (per esempio, merluzzo, sardine, aringhe, sgombro). Al contrario, quelli di grossa taglia (come i predatori o quelli molto longevi), contengono più mercurio e altri metalli pesanti pericolosi per la salute. I pesci di grossa taglia e i grandi predatori (come il pesce spada, il tonno rosso, la verdesca, il palombo, il luccio, il persico), essendo ai vertici della catena alimentare, infatti, tendono ad accumulare dosi di mercurio assai maggiori rispetto alle loro prede. L’esposizione ripetuta a mercurio attraverso l’alimentazione può portare a danni neurologici. Per un principio di precauzione, perciò, quest’ultima tipologia di pesce andrebbe acquistata e consumata con una minor frequenza, circa 1-2 volte al mese.
Che tipo di pesce si può mangiare in gravidanza?
Per le donne in gravidanza e in allattamento è consigliabile ridurre il consumo dei grandi predatori perché il mercurio può attraversare la placenta o finire nel latte materno. Prediligere, invece, un maggior consumo di pesci di piccola taglia ricchi di omega 3, acidi grassi insaturi fondamentali per lo sviluppo cerebrale e per la funzione visiva dei neonati.
Come si possono definire i prodotti ittici?
In tutta Europa, Italia compresa, la filiera ittica (dal momento della pesca al consumatore finale) è soggetta a rigidi controlli igienico-sanitario. La dottoressa Valentina Tepedino, medico veterinario, responsabile della società scientifica di Medicina Veterinaria Preventiva per i prodotti ittici, spiega come viene effettuata la sorveglianza: “I controlli sono a campione. Si fanno seguendo un’analisi del rischio valutata da un comitato tecnico-scientifico internazionale che si basa su diversi fattori che riguardano sia i prodotti ittici csia le abitudini alimentari e la tipologia dei consumatori.
Sul mercurio, proprio come è accaduto per il rischio Anisakis, è necessario sensibilizzare sia chi acquista sia chi vende il pesce, senza scoraggiarne il consumo.
In Canada e in Nord Europa già si fa: quando in pescheria un cliente chiede un tonno, un pesce spada o comunque pesci predatori e di grossa taglia, il venditore gli chiede se ha già mangiato lo stesso pesce quella settimana e, nel caso, gli consiglia una specie diversa. La comunicazione con il consumatore deve essere puntuale e non allarmistica. Non si può rischiare che le persone riducano il consumo di un prodotto che alla salute fa benissimo”.
Fonti / Bibliografia
- Association of Seafood Consumption and Mercury Exposure With Cardiovascular and All-Cause Mortality Among US Adults | Public Health | JAMA Network Open | JAMA NetworkThis cohort study uses National Health and Nutrition Examination Survey data to assess whether seafood consumption and mercury exposure are associated