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Un tempo era una possibilità remota. Oggi è quasi la norma. Sono molte le mamme che, per vari motivi, rimandano l’appuntamento con la maternità, tanto che l’Italia è il primo Paese in Europa per tasso di donne che hanno il primo figlio dopo i 40 anni. Lo rivela l’indagine che l’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, ha condotto sull’età delle primipare nei 28 Paesi dell’Unione.
Gli ultimi dati
In Europa, quasi la metà delle donne, pari al 51,2% del totale, ha il primo figlio da giovane, mediamente a 28 anni e sette mesi, comunque in un’età compresa fra i 20 e i 29 anni. In Italia, le cose sono molto diverse: in questa fascia d’età le mamme sono solo il 38%. Mediamente, infatti, nel nostro Paese la prima maternità si colloca più avanti nel tempo, a 30 anni e sei mesi. Non solo. L’Italia è il primo Paese europeo per numero di primipare con più di 40 anni: se la media europea è del 2,8%, la nostra è del 6,1%. Addirittura la maggior parte delle mamme italiane, pari al 54,1% del totale, vive per la prima volta l’esperienza della maternità fra i 30 e i 39 anni, mentre la media europea è del 40,6%. A precedere le nostre connazionali in questa speciale classifica sono solo le donne spagnole: ben sei su 10 partoriscono il primo figlio in età matura. Seguono le irlandesi (52,7%) e le greche (51,9%).
Colpa della crisi economica?
Ma per quali ragioni le mamme italiane sono sempre meno giovani? Il fenomeno, in realtà, non dipende da un’unica motivazione, ma da un insieme di fattori diversi. Innanzitutto, occorre considerare che gli stati con il più alto tasso di primipare over 40 sono anche quelli che maggiormente hanno risentito della crisi economica che si è verificata negli ultimi anni. Indubbiamente, dunque, le condizioni socio-economiche hanno svolto un ruolo importante. Molte coppie attendono di avere una posizione lavorativa abbastanza stabile prima di allargare la famiglia e questo può richiedere anche diversi anni.
Quanto incide la mentalità
Anche i fattori culturali, comunque, esercitano una grande influenza. “Il problema è più ampio e coinvolge, oltre alla partecipazione femminile al mondo del lavoro (c’è una correlazione tra bassa fecondità e bassa occupazione femminile), anche lo sviluppo dei servizi a sostegno della maternità. E poi c’è quello che i demografi identificano come una rigidità tipicamente italiana nella programmazione dei figli” ha spiegato Alessandra Casarico, docente di Scienza delle Finanze all’Università Bocconi ed esperta di temi di economia di genere. In Italia, insomma, fare figli è complesso perché le coppie sono spesso lasciate sole: manca un supporto concreto alla gravidanza prima e alla maternità poi e questo spaventa molte donne, specialmente quelle che non hanno la famiglia d’origine o altri parenti vicino. Il tutto è complicato dal desiderio di aspettare tutte le condizioni perfette per avere un figlio: con questa “scusa”, molti tendono a rimandare quasi all’infinito.