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Per essere efficacemente protette dalle lesioni precancerose a carico della cervice uterina potrebbe bastare una sola somministrazione del vaccino Hpv, ossia contro il Papilloma virus responsabile della quasi totalità dei tumori di questa porzione dell’utero. Sono i dati rilevati da una ricerca dell’Università di Melbourne in Australia, pubblicata sulla rivista scientifica Papillomavirus Research.
La ricerca australiana
Il team di esperti ha messo a confronto i dati relativi allo screening cervicale dei registri nazionali delle vaccinazioni di Hpv e dei registri di tumore e mortalità relativi a oltre 250mila donne nel periodo che va dal 2007 (quando è iniziata la vaccinazione per questo tipo di virus in Australia) al 2014. L’obiettivo della ricerca era quello di valutare l’efficacia del vaccino Hpv in base al numero di dosi somministrate: il 19,5% del campione non era stato vaccinato, il 3-4% aveva ricevuto una sola dose del vaccino Hpv, mentre il 7,8% e il 69,8% aveva ricevuto rispettivamente due e tre dosi. Nelle donne che erano state vaccinate a un’età più precoce, quando la maggior parte non era stata esposta al virus, la somministrazione di una sola dose di vaccino è risultata sufficiente come strategia preventiva.
Stessa protezione con costi ridotti
Si tratta di un dato molto interessante perché, se una sola dose dovesse essere sufficiente a offrire protezione, questo consentirebbe di coprire una più ampia fetta della popolazione, specialmente nei Paesi più poveri, riducendo i costi della vaccinazione. Anche in Danimarca e Stati Uniti sono stati forniti dati simili, ma servono altri studi scientifici più specifici prima di poter pensare di modificare le raccomandazioni riguardo la vaccinazione.
La situazione in Italia
Da oltre un anno nel nostro Paese il piano di vaccinazione prevede la somministrazione obbligatoria di due dosi e non più tre all’età di 12 anni a tutte le ragazze e in alcune regioni anche ai ragazzi, a distanza di sei mesi. La somministrazione di tre dosi, invece, a 0, 2 e 6 mesi, viene fatta dai 14 anni in su, quindi anche in età adulta, perché non si hanno ancora conferme sul fatto che a questa età la riduzione delle dosi sia sufficiente a prevenire le displasie della cervice uterina. Purtroppo negli ultimi anni in Italia la vaccinazione contro l’Hpv ha subito un calo del 10%. Eppure questa strategia è sicura: quello che viene inoculato, infatti, non è il virus in sé ma una proteina del virus presente sulla sua superficie esterna, l’esoscheletro, che stimola la risposta immunitaria di chi si sottopone alla vaccinazione.