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Nel biennio 2013-2014 sono 1.930 gli episodi di meningite riportati dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’inizio del 2015 sono almeno 68 quelli finora segnalati. Numeri che già da soli danno l’idea del problema: innanzitutto perché la meningite è grave e invalidante. In secondo luogo perché l’attuale disponibilità di un’ampia copertura vaccinale consentirebbe di limitare enormemente sia la diffusione sia le conseguenze di questa malattia.
Facciamo un po’ di chiarezza sul termine
Se per i genitori è una parola che suscita immediato allarmismo, nel gergo medico il termine meningite indica genericamente un’infiammazione delle meningi, cioè di quelle membrane che avvolgono e proteggono il cervello e il midollo spinale. Tale infiammazione può essere dovuta a varie cause: le più frequenti sono rappresentate dagli agenti infettivi (virus, funghi e soprattutto batteri), ma tra esse rientrano anche traumi, interventi chirurgici, malattie autoimmuni, tumori, farmaci ed esposizione a radiazioni. In realtà quella più conosciuta e temuta è la meningite batterica, per il suo carattere fulminante e, come già accennato, per le complicazioni spesso irreversibili.
I sintomi
Nei bambini molto piccoli i sintomi sono febbre alta, irritabilità e inappetenza, sonnolenza e scarsa reattività agli stimoli; sintomi che, ai primi stadi dell’infezione, possono essere facilmente confusi con quelli di una comune influenza, determinando un ritardo nella diagnosi. Nei bambini più grandi febbre, vomito a getto e mal di testa che diventa sempre più intenso, con sonnolenza e successiva perdita di coscienza, sono le manifestazioni più comuni, a cui si può aggiungere, nel caso del meningococco, la comparsa di petecchie (macchie) diffuse sulla pelle. L’andamento della meningite batterica è rapido: la malattia compare in pieno benessere e può condurre alla morte entro 24-48 ore. Per questo è di fondamentale importanza che la diagnosi avvenga precocemente: si stima che la meningite venga effettivamente diagnosticata in circa il 30% dei bambini che ne presentano i sintomi.
Quando dipende dai batteri
I batteri più frequentemente responsabili di meningite sono Neisseria meningitidis (meningococco), Haemophilus influenzae tipo b (emofilo di tipo b o Hib) e Streptococcus pneumoniae (pneumococco).
La meningite da emofilo di tipo b
L’emofilo o Hib era fino alla fine degli anni Novanta la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni. Lo sviluppo di strumenti preventivi efficaci e la loro somministrazione attraverso campagne di immunizzazione a livello nazionale hanno avuto un’efficacia pari al 99%, riducendo quasi a zero i casi di meningite causati da questo batterio. In caso di meningite da Hib, è indicata la profilassi antibiotica dei contatti stretti, cioè tutte le persone che sono venute a stretto contatto con la persona malata devono sottoporsi a delle terapie antibiotiche come misura di sicurezza.
La meningite da pneumococco
Lo pneumococco è, dopo il meningococco, una delle cause più comuni della meningite. Lo pneumococco, di cui esistono diversi sierotipi, si trasmette per via respiratoria e può trovarsi nel naso e nella bocca senza causare alcuna malattia. Le meningiti da pneumococco, più frequenti tra adulti e anziani, causano ogni anno la morte del 10% circa di coloro che si ammalano e si presentano in forma sporadica, cioè non sono in grado di provocare epidemie, al contrario del meningococco e, in misura minore, dell’emofilo di tipo b. Oltre alla meningite, lo pneumococco può essere la causa anche di polmonite o infezioni delle prime vie respiratorie, come l’otite.
La meningite da meningococco
L’infezione meningococcica si trasmette attraverso le secrezioni o per via inalatoria. L’agente patogeno penetra nelle mucose nasali o nella faringe provocando l’infezione. Se il soggetto ha un sistema immunitario compromesso, è più facile che il meningococco riesca a superare le difese dell’organismo e provocare la malattia. La malattia non si ha solo per contagio diretto del batterio da un soggetto malato, ma può essere scatenata anche da batteri usualmente presenti nella mucosa. La maggior parte dei casi di meningite meningococcica è dovuta a cinque sierogruppi del batterio perché infettivi e contagiosi, noti come A, B, C, W135 e Y, ciascuno caratterizzato da livelli di pericolosità e diffusione differenti. Nello specifico, i sierogruppi A, B e C causano fino al 90% di tutti i casi di meningite invasiva al mondo.
I vaccini
Oltre alla diagnosi precoce, le vaccinazioni rappresentano oggi le armi più efficaci per affrontare la meningite. Dagli anni Novanta è ormai comune la vaccinazione contro l’Haemophilus influentiae b per tutti i nuovi nati, che in Italia rientra tra quelle previste dal servizio sanitario nazionale. Per quanto riguarda lo pneumococco, in Italia, sono disponibili il vaccino coniugato a 10 componenti (10-valente), il vaccino coniugato 13-valente (indicati nella fascia d’età 6 mesi-5 anni) e il vaccino 23-valente polisaccaridico (si può somministrare a partire dal secondo anno d’età). Sul fronte della lotta al meningococco sono attualmente disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135 (che però forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni), il vaccino coniugato contro il meningococco C e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. Da gennaio 2014 è in commercio anche in Italia il vaccino contro il meningococco B, che può essere somministrato ai bambini a partire dai 2 mesi di età, anche insieme alle altre vaccinazioni dell’infanzia previste dal piano vaccinale.
Fonti / Bibliografia
- Liberi dalla Meningite. Comitato nazionale contro la meningiteComitato nazionale contro la meningite. Per informare sulla meningite attraverso le storie delle mamme che l'hanno vissuta in prima persona