In Italia si usano meno antibiotici ma non basta

Luce Ranucci A cura di Luce Ranucci Pubblicato il 09/09/2021 Aggiornato il 09/09/2021

Secondo i dati di Efsa-Ecdc-Ema, in Europa e anche in Italia scende l'uso degli antibiotici negli animali ma la resistenza, anche nell’uomo, resta alta

In Italia si usano meno antibiotici ma non basta

È stato verificato: in Italia si usano meno antibiotici per animali, ma i livelli di consumo e resistenza a questi farmaci sono ancora tra i più alti d’Europa. E questo non è un bel segnale per la salute.

I dati scientifici

Questo il dato che emerge dal rapporto “Consumo di antimicrobici e resistenza nei batteri dell’uomo e degli animali”,   preparato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e Agenzia europea per i medicinali (Ema). Lo studio, che esamina dati tra il 2016 e il 2018, è il terzo sul tema condotto dalle agenzie Ue con l’approccio “One Health” (salute unica, globale) che collega la salute degli animali, dell’uomo e degli ecosistemi.

Cala l’uso negli allevamenti

“L’uso di antibiotici è diminuito e, per la prima volta, è inferiore negli animali da produzione alimentare che nell’uomo. Si tratta di una notizia incoraggiante che ci porta a ritenere che le misure in atto siano efficaci e la strada imboccata quella giusta”, commenta il direttore di Efsa Bernhard Url. In Europa, sottolinea il rapporto, l’uso degli antibiotici per gli animali in allevamento è per la prima volta inferiore al consumo umano. Dallo studio effettuato, la situazione in Europa varia in modo significativo in base al Paese e alla classe di antibiotici. Per fare qualche esempio, le aminopenicilline, le cefalosporine di 3a e 4a generazione e i chinoloni sono utilizzati più negli esseri umani che negli allevamenti, mentre le polimixine (colistina) e le tetracicline sono utilizzate più negli animali da produzione alimentare che nell’uomo.

La situazione in Italia

La situazione riguardo l’uso degli antibiotici migliora anche in Italia, si legge nello studio, con una chiara tendenza alla diminuzione dei consumi tra il 2014 e il 2018. Il fenomeno della resistenza, invece, resta stabile e a livelli alti ed è l’elemento più preoccupante.

Aumenta la resistenza

Con il termine antibiotico-resistenza si intende la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici e quindi di sopravvivere e moltiplicarsi anche in loro presenza. Questo tipo di resistenza può essere sia naturale (quando il batterio è naturalmente resistente ad un antibiotico), sia acquisita (quando un batterio si adatta a resistere ad un farmaco antibiotico mediante modifiche al proprio patrimonio genetico).

DA SAPERE

Molte delle malattie infettive che non erano curabili in un’epoca precedente all’uso degli antibiotici oggi lo sono più facilmente. Negli ultimi anni, tuttavia, antibiotici che erano comunemente utilizzati per curare le infezioni batteriche (come, ad esempio, la penicillina nella polmonite) sono divenuti meno efficaci o non funzionano più a causa dell’uso non del tutto appropriato che se ne è fatto nel corso del tempo.

Fonti / Bibliografia

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