Cisti ovariche: scoperte nuove cause

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 06/11/2019 Aggiornato il 06/11/2019

All’origine delle cisti ovariche anche alcune proteine. Possibile una loro implicazione nella sindrome dell’ovaio policistico

Cisti ovariche: scoperte nuove cause

Le cisti ovariche sono delle sacche ripiene di materiale liquido o solido, che si formano internamente o esternamente alle ovaie e colpiscono una donna su tre soprattutto in età fertile. Un nuovo studio apre nuove prospettive nello studio delle cause che sono alla base della loro comparsa. E la scoperta potrebbe aprire la porta allo sviluppo di farmaci che consentono di correggere la sintomatologia della malattia.

Il ruolo di alcune proteine

Lo studio, condotto dal Centro Ivi Siviglia, insieme all’Instituto de Investigaciones Quimicas  e pubblicato sul Journal of Assisted Reproduction & Genetics, rivela che l’espressione anomala delle proteine della neurochinina B e kisspeptina, così come dei loro recettori, potrebbero essere associati alla sindrome dell’ovaio policistico (SOP). La novità di questo studio consiste principalmente nel fare luce sul loro ruolo a livello molecolare nell’ovaio, ossia su come vengono fabbricati o sintetizzati e qual è la loro funzione lì, oltre alla loro possibile implicazione nel SOP. In questo studio sono state coinvolte, da una parte, 43 pazienti con trattamenti di riproduzione assistita e affette da SOP e, dall’altra, 46 donatrici di ovuli.

Come si è svolta la ricerca

Le donne di entrambi i gruppi sono state sottoposte a un trattamento di stimolazione ovarica controllata per indurre lo sviluppo e la maturazione di follicoli ovarici multipli, ossia le strutture in cui maturano gli ovuli. L’ipotesi dell’équipe di ricerca era che, se l’espressione della neurochinina B, la kisspeptina e/o i loro recettori risultava alterata nelle pazienti affette da SOP rispetto alle donatrici fertili, questo poteva rappresentare un fattore genetico coinvolto nell’insorgenza delle cisti ovariche.

Il parere dell’esperto

“Per questo – spiega Victor Blasco, principale ricercatore dello studio ed embriologo di Ivi Siviglia – abbiamo analizzato i livelli di espressione di questi geni nel liquido follicolare ed effettivamente abbiamo riscontrato che erano alterati nelle pazienti affette da SOP rispetto alle donatrici. Questi livelli anomali potrebbero contribuire allo sviluppo follicolare anomalo e ai problemi di ovulazione osservati in queste pazienti”. Aggiunge Daniela Galliano, direttrice del Centro Ivi di Roma : “Nelle fasi successive del lavoro sarà studiato se l’espressione di questi geni sia presente anche nei casi di avanzata età materna, endometriosi e bassa risposta ovarica”.

 

 

 

 
 
 

Da sapere!

Le cisti ovariche nella maggior parte dei casi non causano problemi, anche se di grandi dimensioni; spesso sono indolori e scompaiono all’arrivo del ciclo mestruale. In alcuni casi, però, possono rompersi e causare dolore o complicazioni emorragiche, imponendo un trattamento tempestivo, a volte chirurgico.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Bimba che per addormentarsi vuole toccare i capelli della mamma: come farla desistere?

07/04/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Il bisogno di toccare i capelli della mamma per rilassarsi esprime anche il desiderio di un contatto intimo e stretto da cui trarre rassicurazione. Meglio non sottrarsi alla richiesta, anche quando accontentarla a volte diventa un peso.   »

Ovuli vaginali: come si inseriscono?

07/04/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisabetta Colonese

Prima di eseguire la manovra è bene lavare le mani con cura. Dopo l'applicazione può essere utile stare sdraiate per qualche minuto.  »

Clomifene: si può assumere in allattamento?

07/04/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

Il clomifene, che è un farmaco che favorisce l'ovulazione, è controindicato in allattamento perché passa nel latte e gli studi compiuti non sono sufficienti per garantire la sua assoluta sicurezza per il bambino.   »

Streptococco: dare l’antibiotico “solo” per sei giorni favorisce le ricadute?

24/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

In caso di infezioni batteriche, la tendenza attuale è di ridurre la durata della terapia con antibiotico sia perché si rivela ugualmente efficace sia in quanto un trattamento breve diminuisce il fenomento dell'antibiotico-resistenza, che rappresenta una grave minaccia per la salute di tutti.   »

Fai la tua domanda agli specialisti
Le notifiche push sono disabilitate in questo browser