Tra le allergie che colpiscono maggiormente i neonati c’è quella al latte vaccino. Un disturbo che interessa l’1% dei piccoli nei primi due anni di vita a livello europeo. Il problema è che, con diagnosi di allergia troppo spesso frettolose e non effettuate in modo corretto, i casi di bambini che non consumano latte e derivati, perché erroneamente visti come allergici sale sensibilmente.
Una prospettiva da non sottovalutare e a cui occorre prestare attenzione, anche perché gli alimenti a base di latte vaccino risultano fondamentali per accompagnare in modo sano la crescita dei piccoli in questa fase della loro vita. A rivelare questa tendenza è uno studio condotto dall’équipe dell’allergologo pediatra dell’Imperial College di Londra, Robert Boyle e pubblicato sulla rivista Clinical and Experimental Allergy, che ha posto l’accento sul crescente numero di prescrizioni di alimenti speciali per i neonati.
I dati parlano chiaro, con una quantità di prescrizioni “speciali” dieci volte superiore ai reali casi di piccoli allergici al latte vaccino. Le motivazioni dietro questo eccesso è, secondo gli esperti, da ricercare nella sempre maggiore tendenza a indicare come derivati da allergia nei neonati alcuni sintomi sospetti che, di per sé non giustificano la diagnosi finale. Non bastano, infatti, un rigurgito di latte, diarrea o pianti per diagnosticare un’allergia e, quindi, eliminare il latte dalla dieta dei neonati.
Ecco perché, anche gli esperti della Fondazione Umberto Veronesi consigliano diagnosi precise e tempestive, condotte dal pediatra che, attraverso un prick test permette valutare l’azione di una goccia di latte vaccino sulla pelle del piccolo e, in caso di esito positivo, avvia la prassi per la certificazione dell’allergia, con esami del sangue per individuare la presenza delle immunoglobuline tipiche degli allergici (IgE. immunoglobuline E), per poi passare all’ultimo step di valutazione con il test di provocazione orale sotto controllo medico, così da valutare sintomi immediati e muoversi nel modo migliore per porre rimedio alle complicanze.
Appurato lo stato di soggetto allergico, la terapia prevede l’eliminazione del latte vaccino dalla dietra dei neonato. Il problema non è, comunque, nella maggior parte dei casi permanente. Ben il 90% dei neonati riesce, infatti, a consumare latte e derivati entro i tre anni di età.
In ogni caso, il latte vaccino nella dieta dei neonati non deve essere sostituito da “latti” di origine vegetale, come quelli di soia o di riso, non adatti ai piccoli, ma con formule fortificate con calcio o latte di altri animali, come quello di asina.
Fonti / Bibliografia
- Just a moment...
- Allergia al latte vaccino: l'importanza della diagnosi | Fondazione Umberto VeronesiL'allergia dei bambini alle proteine del latte vaccino viene descritta in aumento. Ma i sintomi associati non sono sempre da ricondurre a un problema alimentare