Grazie dottoressa, mi è profondamente di aiuto la sua risposta perché coglie in pieno il mio problema. Nel leggere la sua risposta ho dovuto rileggere la mia domanda più volte per capire come le siano arrivate alcuni pensieri che non avevo espresso e che corrispondono al mio stato attuale. Volevo aggiungere solo un tassello mancante, per poi lavorare su me stessa, ovvero che il motivo di tanta ostinazione nel cercare i dettagli e anche quello che mi impedisce di perdonare adesso è lo stesso, ovvero il mio orgoglio. Il mio orgoglio mutilato, chiede ora di poter tornare indietro, ed essere presente in ogni loro momento del passato , anche se si tratta di vedere un film che purtroppo avrà sempre lo stesso finale. Sapere mi è servito o mi ha illuso di poter alleggerire la finzione che mi ha circondato. “Se so tutto non sono più vittima di quella presa in giro”. Ora però non mi basta sapere che a saperlo sono poche persone, soffro per la mia immagine lesa, per non poter essere più la donna Alfa che credevo, ma solo una donna con le corna, che ora è mutilata per sempre, e mai più potrà credere di essere “migliore degli altri”. Perdoni la mia presunzione, e la viltà nell’esprimere questi sentimenti non proprio virtuosi, ma solo essendo sincera potrò ricevere un aiuto concreto.E qui viene fuori il mio egoismo e la mia superficialità, mio marito mi ha tradita, dovrei pensare a ben altro, ho due bambini e non voglio perdonare perché oltre alla paura che lo rifaccia, oltre alla rottura di quel giuramento d’amore, sono qui a pensare che, no, non siamo la coppia che tutti invidiavano. Quelli che tutti volevano essere… ma ora chi vorrebbe essere me? E tutto perché una persona ha distrutto 40 anni di sacrifici e conquiste, per niente. Come farò a resistere di fargliela pagare, ora che la mia lealtà, i miei principi e la mia testa alta, sono stati beffati così? E come potrei perdonare, anche se, ora come ora non posso farne a meno e cerco di sentirlo mio possedendo il suo corpo tutte notti, come non accadeva da anni? A volte vedo nella sua sofferenza, un barlume di speranza ma poi l’orgoglio e il sapere di non essere quello che glorificavo, mi riporta al punto di partenza, a struggermi e distruggerci …
Angela Raimo
Cara Valeria, comprendo perfettamente il suo sentire e non ci sono parole che possano aiutarla in questo momento a guarire dalla sua ferita. La guarigione è dentro di lei, dentro di lei la medicina e questo sono sicuro che lei già lo sa. Voglio però invitarla a riflettere sul fatto che non ha nessun peso ai fini della felicità, della serenità e perfino dell’autostima credere di essere migliore degli altri né sentirsi così né tanto meno essere oggetto di invidia sociale per quello che si ha. Quello che conta per sé stessi e per il proprio equilibrio è la consapevolezza di fare quello che si può, il meglio che si può in base alle proprie potenzialità. Lei non ha responsabilità di quanto ha compiuto suo marito, lui ha scelto di tradirla, lui è venuto meno al patto ed è stato sleale. Questo è successo. Lui ha sbagliato perché semplicemente è un essere umano e non la divinità che lei credeva e voleva (e vuole/vorrebbe) avere al suo fianco, in quanto gli dei esistono solo nei miti dell’antichità. Credo anche però che se suo marito è arrivato a tanto probabilmente non era più felice nel rapporto di coppia. Posso azzardare perfino la ragione (azzardare, ripeto, non esprimo una Verità assoluta – magari la possedessi -, ma solo la mia opinione): lei probabilmente negli ultimi anni si è concentrata esclusivamente sulla maternità, sul percorso non facile della procreazione medicalmente assistita e forse, mi perdoni, si è lamentata molto, ha fatto pesare un po’ troppo quello che ha affrontato: la tentazione di farlo a volte è invincibile ma controproducente per qualunque relazione affettiva. E lui ha reagito cercando al di fuori del matrimonio la leggerezza che evidentemente gli mancava e di cui è possibile e comprensibile avvertire la necessità quando ci si sente invischiati in un quotidiano che risulta emotivamente opprimente: a volte si tradisce proprio per stordirsi, un po’ come si fa quando ci si ubriaca … Solo ipotesi ovviamente, supportate però dal comportamento che suo marito ha assunto successivamente: si è pentito, si snete in colpa, si è detto disposto a tutto pur di non perdere la vostra famigliola. Lei parla di vendetta: ma crede davvero che lenirebbe il suo dolore riuscire in questo intento? Cosa vorrebbe fare? Lasciare suo marito, augurandogli di essere rimpianta tutta la vita? Lasciarlo nella speranza di vederlo distrutto, rovinato, privato dell’affetto dei figli? Non ne sono convinta, anche se la rabbia in questo momento le toglie lucidità di giudizio. Il perdono serve a chi lo attua, servirebbe a lei riuscire a perdonare molto più che a lui essere perdonato. Il perdono sì che è un segno di forza immane, non mi piace invece l’espressione donna Alfa, se non usata ironicamente, perché non esistono donne superiori o inferiori, esistono solo le donne con le loro fragilità, il loro coraggio, la loro capacità di accogliere, comprendere, costruire e ricostruire. Credo le farebbe bene qualche seduta di psicoterapia, l’aiuterebbe a capire che cosa esattamente desidera fare davanti alle due uniche opzioni che le si pongono: lasciarlo andare o continuare la vostra vita, tirando una riga decisa sull’accaduto. Il vostro rapporto non sarà mai più lo stesso, è quasi certo, ma magari potrebbe avere un’evoluzione inaspettatamente in grado di renderlo più saldo e maturo. Anche questo dipende per la metà da lei, da come si porrà nei confronti di suo marito nel caso in cui dovesse decidere di continuare la vostra storia. Mi conceda di aggiungere due domande: ma lei è proprio sicura che provava amore per suo marito prima di scoprire il tradimento? Ma lei è sicura che lei era felice e a suo agio nella vostra coppia o piuttosto le interessava solo facciata, l’immagine di felicità che davate agli altri anche se non era del tutto corrispondente al vero? Non deve rispondere a me, ma le chiedo di rispondere onestamente a sé stessa, per poi rifletterci sopra.
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