Ho una bimba di 4 anni, ogni volta che ha anche un banale
raffreddore subito dopo le compare una tremenda tosse, dapprima secca poi
sempre piu grassa- E’ da circa 9 mesi che purtroppo a mesi alterni, per non dire
ogni mese ha di questi episodi, i pediatri mi consigliano antibiotici, ma
posso bombardarla già così piccola di antibiotici? E nessuno fino ad ora è
mai riuscito a trovarne la causa, non so più come poterla aiutare, grazie!
Giorgio Longo
Cara signora,
può comprendere che la mia può essere solo una risposta di orientamento. Le cose da sapere sono queste:
1) nell’età della prima socializzazione (frequenza asili nido e scuola materna) e nei mesi freddi dell’anno, le infezioni respiratorie ricorrenti (virali) sono un pedaggio che non si può non pagare. Più o meno un nuovo virus ogni 20 giorni sono l’atteso.
2) I sintomi sono perlopiù stereotipati: naso più o meno chiuso e moccolante; spesso senza, o con poco rialzo febbrile (sono in causa i rinovirus, virus deboli), la tosse è secca per i primi 2-3 giorni, seguita da tosse catarrale (come giustamente da lei segnalato).
3) Un “banale raffreddore” appunto. Ma per alcuni genitori (come nel suo caso) è la tosse a preoccupare. E questo succede essenzialmente per due motivi: perché la tosse tende a durare troppo a lungo; oppure perché è una tosse troppo disturbante, troppo insistente, che non fa dormire.
4) Nel primo caso si tratta di una tosse “grassa”, catarrale. Una tosse che non deve essere temuta, ma specialmente non deve essere contrastata (la tosse è fondamentale per pulire i bronchi dal catarro). Per questo non vanno utilizzati mai i “sedativi della tosse”, né fatto l’errore di riprendere il bambino con il classico “non correre che ti vien la tosse”; perché è proprio correndo che più e meglio tossirà e così farà prima a ripulire i bronchi e guarire. Oltre a questo è importante sapere che la durata attesa della tosse catarrale che segue il comune raffreddore è di 10 giorni, ma ci vogliono 3 settimane perché sia guarito il 90% dei bambini. Quindi in questo ci si deve attendere una larga variabilità individuale e non aver fretta di fare qualcoisa. Un trattamento antibiotico va considerato solo quando la tosse catarrale rimane invariata (senza tendenza a recedere) per più di un mese.
5) Nel secondo caso il bambino (o la bambina) preoccupa, non per la troppa lungaggine della tosse, ma per l’eccessiva intensità della stessa. Ad ogni banale raffreddore la tosse secca, quella dei primi 3-4 giorni, si ripresenta inesorabilmente “terribile” (sempre al massimo): insistente, squassante, con timbro tracheale, auto-amplificante (più tossisce, più si irrita e più gli vien di tossire); niente di quello che il pediatra ha provato a fare o consigliare (aerosol di vari farmaci antiasmatici, sedativi, antibiotici e così via) è risultato realmente efficace. A volte con la tosse così stressante il bambino vomita e per un po’ si calma, ma poi inesorabilmente riprende. Questa tosse che noi etichettiamo con l’acronimo S.I.R.T. (Sindrome da Ipersensibilità dei Recettori della Tosse) è una vera “calamità”. Ma i genitori possono stare tranquilli: non è una malattia, non evolve in nessuna malattia, e tende a svanire con l’avanzare dell’età scolare. Però bisogna mettersi il cuore in pace e sapere che nessuna medicina può servire: si tratta di è una caratteristica personale non correggibile, che porta i recettori della tosse ad essere troppo sensibili (troppo efficaci). Quindi accettare che il bambino/a così farà ancora per qualche anno e nelle notti “terribili” della tosse sapersi arrangiare con il miele, liberare il nasino, far dormire con due cuscini e con la finestra aperta (i vecchi consigli della nonna): nulla può succedere, né in fase acuta, né in futuro.
Nel suo caso, delle due penserei piuttosto a questa seconda che è la più frequente delle tossi che “preoccupano”.
Cari saluti.
Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.