Tosse dei bambini: l’antibiotico serve o no?

Professor Giorgio Longo A cura di Giorgio Longo - Professore specialista in Pediatria Pubblicato il 14/11/2022 Aggiornato il 30/11/2022

La tosse secca, anche se più disturbante, non deve preoccupare e non richiede inevitabilmente l'antibiotico, che invece va somministrato quando la tosse è “grassa”, con tanto catarro, e si protrae per oltre quattro settimane senza alcun accenno di miglioramento.

Una domanda di: Silvia
Salve dottore, avrei bisogno di un suo parere. Ho un bambino di 17 mesi che da quando è nato se contrae tramite la sorellina più grande un raffreddore, reagisce sempre allo stesso modo: prima muco poi tosse. Il problema è che questa tosse non si esaurisce mai. Ora siamo a 38 giorni di tosse stizzosa (da un paio di giorni nuovamente mista) pur non presentando segni di infezione batterica. Praticamente di 6 raffreddori avuti, tutti sono terminati con terapia antibiotica perché ad un certo punto il pediatra, vedendo che le altre terapie non avevano effetto su questa tosse insistente, me lo ha prescritto. Non riesco a capire perché il bambino, ad ogni raffreddore, non smette mai di tossire per settimane se non con una terapia antibiotica. Inizio ad essere preoccupata. Spero in una sua risposta, la ringrazio.
Giorgio Longo
Giorgio Longo

Cara signora, la tosse è la difesa più importante dell’albero bronchiale, guai se non ci fosse. Detto questo deve sapere che le infezioni respiratorie in età prescolare sono un pedaggio che i bambini non possono non pagare (serve per far crescere e maturare le difese che poi serviranno per tutta la vita). Poi ogni bambino ha diversi modi di presentare questi episodi, chi fa la febbre e chi no, chi ha tanta tosse secca e chi ha sempre il catarro, quelli che appena mettono piede all’asilo si ammalano e sono sempre a casa e quelli che non mancano mai (ma che con il moccolo al naso contagiano tutti gli altri). E così anche per la durata della tosse che segue e accompagna ogni infezione respiratoria la variabilità è molto larga. Consideri che dopo un “raffreddore” la metà dei bambini smette di tossire entro 10 giorni, ma ci vogliono 25 giorni perché il 90 per cento (non tutti!) sia guarito. Se poi considera che, specie nei primi mesi di apertura degli asili e scuole (i due mesi “terribili”), un bambino che socializza incontra mediamente un virus per lui nuovo ogni 20 giorni, può ben comprendere come sia abbastanza comune e inevitabile il risultato: “ha sempre la tosse”. Sappia anche che è nozione risaputa e documentata che un genitore su tre è convinto che suo figlio abbia più tosse degli altri e a noi pediatri spetta quindi il compito di consolare e tranquillizzare. In altre parole il suo grido di aiuto non è certo una cosa rara. Per tornare alla sua domanda le ricordo che le infezioni da raffreddamento hanno, più o meno, sempre lo stesso andamento anche perché sono dovute ai virus più comuni, quelli del raffreddore (rinovirus): iniziano con muco dal naso, poi tosse secca (alte vie respiratorie) e, a seguire, tosse “grassa” con catarro (albero bronchiale). Questo per dire che la tosse secca, anche se più disturbante, non deve preoccupare e deve essere sempre considerata segno di una nuova infezione, non di una infezione da temere e da trattare inevitabilmente con l’antibiotico. Mentre l’antibiotico andrebbe utilizzato quando la tosse è “grassa”, con tanto catarro, e che dopo quattro settimane non mostra alcuna tendenza a ridursi e risolversi. E non è cosa frequente, mi creda. In altre parole “38 giorni di tosse secca stizzosa” sono il risultato di due o tre infezioni successive: comincia una prima che la precedente sia passata. Con cordialità.

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