Grazie per la risposta sul terzo cesareo di qualche giorno fa. Un’ultima domanda: aumenta al terzo cesareo il rischio di morte materna, tenendo conto che nel secondo casareo si è verificata un’atonia uterina?
Elisa Valmori
Salve cara signora, la sua è una domanda difficile in quanto tocca un argomento che vorremmo non esistesse in sala parto.
Già è difficile accettare che esista una mortalità perinatale, figuriamoci una mortalità materna!
Per quanto ho potuto trovare in letteratura scientifica, sono pochi gli studi che hanno messo a tema la mortalità materna in seguito a taglio cesareo nei paesi sviluppati. Uno di questi è uno studio olandese del 2018, intitolato proprio “Mortalità materna dopo taglio cesareo nei Paesi Bassi”. I risultati dello studio sono piuttosto chiari: il rischio di morte materna dopo taglio cesareo (non si precisa che numero di cesareo, purtroppo) è di 21.9 casi per 100.000 interventi a fronte di 3.8 morti materne ogni 100.000 parti vaginali. La morte è stata causata direttamente o indirettamente dal cesareo in 13 casi per 100.000. Nel 81.4% delle pazienti, all’inizio dell’intervento erano già presenti delle complicanze (ad esempio gestosi, ipertensione gestazionale…).
Sono recentemente venuta a conoscenza di un nuovo protocollo di sala parto presso la Clinica Ostetrica e ginecologica del San Paolo di Milano che permette anche a donne con due cesarei pregressi di essere ammesse a travaglio di prova. Gli esiti finora sono stati incoraggianti.
Certo, non si può improvvisare questo tipo di parto: occorre sapere che tipo di induzione del travaglio fare o meno e soprattutto bisogna che la donna sia motivata a partorire per via vaginale (alcuni studi riportano che la motivazione materna è il fattore prognostico principale nel successo o meno del travaglio di prova dopo cesareo, come dire: volere è potere!).
So di averle messo la pulce nell’orecchio ma se si tratta di promuovere la salute di mamme e bambini non mi tiro certo indietro.
Cordialmente.
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