Terza gravidanza e terzo cesareo: è davvero alto il rischio?

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Elisa Valmori - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 23/09/2020 Aggiornato il 23/09/2020

Oggi esistono tutti gli strumenti che permettono di ridurre al massimo i potenziali rischi legati a un terzo cesareo.

Una domanda di: Anna
Sono una ragazza di quasi 30 anni alla terza gravidanza. Ho avuto un primo cesareo nel giugno 2017, programmato a 38 settimane per problemi relativi a un prolasso precedente alla gravidanza; un secondo cesareo lo scorso agosto 2019, si è trattato di una gravidanza gemellare bicoriale, biamniotica, terminata con parto prematuro a 32 settimane per irregolarità riscontrate nella flussimetria della bimba. Lo scorso otto marzo ho scoperto, con mio immenso stupore di essere nuovamente incinta, sono attualmente a circa 10 settimane.
La mia ginecologa è molto positiva, ma io sono molto spaventata sia per quello che leggo un po’ sul web, sia per alcuni racconti riguardo i pericoli a cui si va incontro con cesarei ravvicinati. Ho tre bimbi molto piccoli e l’idea che possa rischiare la vita per eventuali emorragie e complicazioni mi terrorizza. È davvero così rischioso sottoporsi a un terzo cesareo così ravvicinato? La ginecologa mi sta facendo fare molto progesterone fin da subito e spero che il mio utero regga quanto più possibile.
Grazie mille.
Elisa Valmori
Elisa Valmori

Salve cara signora, capisco il suo timore e tremore nell’essere rimasta nuovamente incinta ma bisogna che lei sappia un dato importante: una volta che il corpo della donna affronta la gravidanza, non solo conferma di essere fertile (anche il marito, ovviamente: si parla sempre di fertilità di coppia) ma nel caso della donna è come se questa fertilità si implementasse ad ogni gravidanza, per diversi motivi che ora non esamino. Detto questo, come ginecologa mi sento di tranquillizzata in quanto è vero che ci sono dei potenziali rischi nell’affrontare un terzo parto cesareo, ma per fortuna esistono anche degli strumenti per ridurre al minimo questi rischi.
Uno di questi è il progesterone, sotto forma di ovuli vaginali che hanno l’intento di mantenere l’utero il più possibile a riposo durante i nove mesi dell’attesa ed evitare quindi delle contrazioni premature che, oltre a far raccorciare il collo dell’utero producendo una minaccia di parto prematuro, potrebbero far assottigliare il tessuto in corrispondenza della breccia uterina e mettere questa zona dell’utero in pericolo.
Cosa si può fare per scongiurare questo rischio?
Oltre al progesterone ovuli, mi permetto di suggerirle di stare a riposo.
Ecco, con due figli piccoli è una sfida non da poco ma immagino e spero che lei sia sostenuta dall’aiuto del suo compagno e, magari, parenti o amiche…come si suol dire: il bisogno aguzza l’ingegno!
L’importante è arrendersi a chiedere aiuto…è uno sforzo non da poco per noi donne che abbiamo la tentazione di voler sempre controllare tutto nei minimi particolari ma…ne vale la pena! Non le sto dicendo di stare a letto, cosa di certo impossibile nel suo caso e per ora nemmeno necessaria, intendo con riposo evitare di sollevare pesi (bambini compresi), di stare in piedi per troppe ore consecutive senza avere una pausa (ogni tanto è utile distendersi e sollevare un poco le gambe rispetto al bacino), cercare invece di avere dei ritmi di vita più distesi e curare alimentazione, idratazione e sonno (approfittando di quando i figli dormono per riposare anche lei).
Credo che, come è rimasta stupita dall’essere rimasta incinta nuovamente, si stupirà anche che tutto andrà bene, anzi meglio del previsto.
Glielo auguro di cuore!
A disposizione se desidera per ulteriori chiarimenti, cordialmente.

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