Mia moglie di 31 anni è attualmente a 19 settimane di gravidanza. Già dall’inizio della gravidanza è rimasta a casa in maternità
anticipata dal lavoro (per lavoro a rischio). Stando sempre a casa, fa un uso molto intenso del telefono cellulare (molte ore al giorno), non tanto per
telefonare (anzi, molto raramente), ma più che altro per navigare su internet, guardare video su yutube e cose così. Ovviamente non appoggia il
telefono sulla pancia a contatto diretto, ma certamente il telefonino si trova a poca distanza rispetto alla pancia. Mia moglie ha inoltre avuto
qualche anno fa un’altra gravidanza ( desso la nostra prima figlia ha 2 anni circa) e anche allora aveva usato molto spesso il telefonino. Mi chiedo
se questo uso del cellulare può aver in qualche modo danneggiato il feto, in particolare predisponendolo a tumori in futuro. Grazie.
Aldo Messina
Gentile Daniele,
mi rifaccio a Interphone, un progetto di ricerca, coordinato dallʼAgenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), condotto in 132 Paesi del mondo, finalizzato a comprendere se i campi elettromagnetici a radiofrequenza, utilizzati nella telefonia mobile possano determinare effetti patologici (in particolare gliomi, meningiomi, neurinomi dell’acustico, tumori parotidei). Lo studio affronta anche il tema del tempo di esposizione e dell’ “orecchio preferito” nell’uso del telefono portatile e non ha documentato alcun rapporto statistico tra uso del cellulare e neoplasie del Sistema Nervoso Centrale. Premesso questo, dal cellulare possiamo difenderci evitando di avvicinarlo troppo al nostro corpo, utilizzando gli auricolari o collegandolo al computer. Sarebbe opportuno tenerlo spento in auto poiché le carrozzerie delle nostre macchine si trasformano in gabbie di Faraday e ne amplificano la potenza. Per questo quando ci sono i temporali si consiglia di stare in auto, perché le gomme le fanno isolare completamente ed eventuali scariche elettriche dei fulmini non avrebbero conseguenze per chi si trova all’interno.
I telefonini sono trasmettitori a radiofrequenza di bassa potenza (0,2 e 0,6 watt). L’intensità del campo e quindi l’esposizione, si riduce con l’aumentare della distanza. Pertanto posizionando il cellulare ad alcune decine di centimetri dalla testa si riduce notevolmente l’esposizione.
Laddove invece siamo poco informati e sulle altre fonti di campo elettromagnetico.
Tutte le apparecchiature elettriche domestiche producono sia campi elettrici che magnetici. I primi aumentano di intensità con l’aumentare del voltaggio e sono prodotti anche a strumento spento purchè connesso alla rete. I campi elettromagnetici sono espressione del flusso di corrente e pertanto si generano solo se l’apparecchio è in funzione. Tutti i corpi emettono onde elettromagnetiche e quindi esiste nell’ambiente una radiazione elettromagnetica di fondo. L’evoluzione tecnologica ha però portato all’aumento dei campi elettromagnetici con la produzione di sorgenti artificiali. Nell’ambiente, le principali emissioni artificiali sono dovute all’emittenza radiotelevisiva e, in misura minore, agli impianti di telecomunicazione. Monitor e apparecchi con schermo video, radio, riscaldatori industriali ad induzione, forni a microonde, radarterapia, radiosveglie. Allo stato attuale, l’effettiva entità dell’impatto sulla salute non è nota, sebbene sembrerebbe che, nella vita comune, questo possa essere bassissimo. Diversa l’attenzione nei confronti dei lavoratori a rischio per i quali sono state redatte apposite linee guida pubblicate sulla rivista Health Physics .
A questo punto occorre però riferire tutto questo al prodotto del concepimento e quindi al feto. La sua “distanza” e protezione rendono poco probabile una sua sofferenza legata all’ uso del cellulare che comunque è opportuno che la donna in attesa, per precauzione, tenga lontano dalla pancia. Con cordialità.
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