Salve fra un mese dovrò affrontare un terzo cesareo e ho paura poiché col primo non mi dilatavo, il secondo programmato è andato bene per miracolo in quanto il piccolo ha avuto due pneumotoraci ed io emorragia il giorno dopo, per fortuna non grave senza trasfusione, sono solo svenuta. Questa terza gravidanza è iniziata male minacce dal primo mese ora sono stata colpita da diabete gestazionale e anemia…la bimba cresce bene grazie a Dio e la placenta è a posto… Però sto vivendo 9 mesi di paura….vorrei essere solo un po’ rassicurata visto che i parenti non aiutano…anzi accrescono le mie paure. A causa di tutto questo non sto vivendo la gioia del terzo figlio anzi sto male psicologicamente e mi sento in colpa per il piccolo in grembo che dovrebbe sentire già il mio amore e non le mie paure. Spero di sopravvivere per i miei figli…!
Elisa Valmori
Salve cara signora, vorrei rincuorarla e poterla sostenere non solo con questa lettera ma almeno parlandosi al telefono (se vuole mi trova sul Filo rosso il martedì e il venerdì dalle 9.30 alle 15.30). Sono convinta che le parole possano essere tanto preziose in certi casi quanto pericolose in altri. Mi dispiace molto che lei si senta appesantita dai suoi parenti! Davanti a una donna in gravidanza tutti ci sentiamo in dovere di dire la nostra esperienza/opinione ma questo in alcuni casi genera confusione o vera e propria apprensione. Siccome ormai manca poco al suo parto e dato che si tratta di un terzo figlio, credo che sia importante organizzare il comitato di sostegno parentale per la vostra famiglia: ci sarà bisogno di cibo, accudimento dei piccoli, pulizie domestiche, stiro… Sarebbe bello che chi vi è vicino (parenti, vicini di casa, amici…) fosse coinvolto in questa avventura! Non per squalificare lei o il valente marito, ma proprio per poterne gioire tutti…come lei stessa desidera. Sa cosa ho imparato nella mia esperienza di mamma? Che a volte facciamo proprio fatica a chiedere aiuto, vorremmo sempre arrivare dappertutto e non aver bisogno mai di chiederlo a nessuno, dato che potrebbe poi rinfacciarci questa debolezza…siamo in una società che si basa sull’autonomia e sull’indipendenza, invece la maternità aiuta a rendersi conto che non siamo onnipotenti e che è saggio saper chiedere aiuto nel momento del bisogno, proprio come fanno i nostri figli con noi. Chissà se l’ho convinta? E’ poi più che legittimo avere paura del parto, ogni donna la prova ad ogni figlio, inesorabilmente. Ma è anche giusto razionalizzare questa paura e tener presente che i nostri standard sanitari sono decisamente ottimali rispetto ad un tempo e anche ad altri luoghi del pianeta…si capisce, vero? Comprendo non sia facile godersi la gravidanza con la preoccupazione del diabete gestazionale e la stanchezza frutto dell’anemia, ma non mi sembra il caso di appesantire ulteriormente il fardello con i sensi di colpa! Una volta una psicologa mi ha affascinato dicendo che noi cerchiamo la felicità perché l’abbiamo sperimentata nel grembo di nostra madre. Sono convinta che il suo piccolo sia felice e che non veda l’ora di nascere e conoscere anche i suoi fratelli (la mamma già la conosce perfettamente, del papà riconosce la voce). So di sembrare poco scientifica con queste parole ma le assicuro che ci sono proprio degli studi stupefacenti sulle capacità sensoriali dei feti. Se vuole approfondire, c’è un libricino di un pediatra di nome Carlo Bellieni intitolato “L’alba dell’io” e sempre dello stesso autore un altro intitolato “Godersi la gravidanza come una volta”. Mi sembrano proprio azzeccati per risponderle in modo più che esaustivo e magari farsi un regalo di Natale tardivo… Spero di averla aiutata, resto a disposizione se desidera, molto cordialmente.
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