Ho 38 anni e sono alla nona settimana di gravidanza. Ho la sindrome da anticorpi antifosfolipidi che nel 2014 mi ha causato un piccolo ictus ischemico. Sono in cura con cardioaspirina e enoxaparina 4000 una volta al giorno. Volevo chiederle se secondo lei affrontare una gravidanza con tali farmaci possa portare problematiche e soprattutto se posso proseguire una vita normale o essendo così scoagulata devo affrontare la gravidanza a letto? Non riesco a capire se questi farmaci insieme possano causare una gravidanza a rischio o invece siano assolutamente necessari. Grazie infinite. Cordiali saluti.
Elisa Valmori
Salve cara signora, mi sembra urgente rispondere alla sua domanda perché è giusto che lei sia protagonista della terapia che le è stata prescritta. Intanto va detto che lei ha una sindrome che la fa rientrare tra le pazienti trombofiliche, ossia quelle donne che in gravidanza sono particolarmente a rischio di sviluppare dei trombi non solo in zone distanti dall’utero come gli arti inferiori ma anche purtroppo a carico della placenta. Se lei non assumesse alcuna terapia, potremmo immaginare che prima o poi la sua placenta sarebbe interessata da coaguli e non riuscirebbe a scambiare adeguatamente le sostanze nutritive con il nascituro, portandolo ad un ritardo di crescita più o meno severo. Detto questo, possiamo valorizzare il fatto che lei ha già questa diagnosi e sta quindi seguendo la terapia corretta per controbilanciare questo rischio. Non tutte le donne hanno questa opportunità e mi sembrerebbe insensato farne a meno, facendo correre al suo piccolo ospite un rischio tanto grande. Capisco sia faticoso fare quotidianamente delle iniezioni che poi lasciano dei lividi sulla pelle ma purtroppo non abbiamo alternative per somministrare l’eparina. Quanto allo stare a letto è controindicato almeno per due motivi: da una parte la stasi venosa che si ha rimanendo a letto facilita la formazione di trombi, pertanto è importante che lei si mantenga in movimento e non sia costantemente a riposo assoluto (se non per espressa indicazione medica, presumo aumentando il dosaggio dell’eparina o introducendo l’utilizzo di calze elastiche anti-trombo), dall’altra l’eparina ha purtroppo un effetto negativo sul metabolismo osseo (tende ad indebolirlo) motivo per cui in alcuni casi si propone una supplementazione anche con calcio e vitamina D per le donne candidate ad assumere eparina per tutta la loro gravidanza. L’assunzione di cardioaspirina non comporta rischi particolari e serve invece a rendere il sangue più fluido, impedendo l’aggregazione delle piastrine alla base della formazione dei trombi. Anche se sembra una distinzione accademica, la cardioaspirina non è un anticoagulante (come lo è invece l’eparina) ma un antiaggregante. Di solito verso la 37° settimana di gravidanza si sospende l’assunzione della cardioaspirina, in modo da avere meno problemi qualora lei dovesse scegliere l’analgesia epidurale in travaglio oppure in vista di un eventuale taglio cesareo per qualsivoglia motivo (anche se è il parto per via vaginale è quello con minori rischi di tipo trombotico, motivo per cui lei non dovrebbe essere candidata al cesareo in quanto paziente trombofilica). Anche l’eparina solitamente viene sospesa in vista del parto per limitare il rischio di emorragia, ma si cerca di farlo per un tempo il più breve possibile: parliamo di ore e non di giorni come per la cardioaspirina, per poi riprenderne la somministrazione subito dopo il parto in quanto anche il puerperio (ossia le 6 settimane dopo il parto) è purtroppo un periodo particolarmente a rischio di eventi di tipo trombotico. Spero di non averla spaventata con questa mia risposta ma di averle esplicitato meglio l’indicazione al trattamento così da seguirlo pazientemente per tutto il tempo che le sarà necessario. Vedrà che tanti sforzi saranno ampiamente ripagati dal suo piccolo grande capolavoro: parola di mamma! Cordialmente.
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