Gentile dottor Venturelli, nei giorni dell’eccezionale caldo di aprile mi è venuto il dubbio che il mio bambino di tre mesi avesse sete. Lo allatto al seno ma ormai da qualche settimana chiede solo 4-5 poppate nelle 24 ore. Gli ho dato un po’ d’acqua e lui l’ha gradita moltissimo, ma poi ho letto in Internet che non si deve dare acqua ai bambini prima dei sei mesi di vita. Veramente da altre parti ho trovato però che si può dare in casi eccezionali. Per favore può dirmi come stanno le cose? Mi fido di lei.
Leo Venturelli
Cara mamma, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità non si deve somministrare acqua (o tisane) ai bambini prima dei sei mesi di vita (salvo casi eccezionali) perché questo può diminuire l’apporto di nutrienti e, sempre secondo l’OMS, favorire lo sviluppo di malattie infettive. L’affermazione dell’OMS va comunque interpretata alla luce della nostra realtà, tenendo conto del Paese in cui viviamo. Cerco di spiegarmi: all’inizio dell’allattamento, quindi più o meno nel primo mese di vita, l’acqua può determinare un senso di sazietà nel bambino inducendolo a richiedere meno poppate e questo potrebbe interferire sulla produzione di latte materno e sull’aumento di peso del neonato. Ad allattamento ben avviato, invece, piccolissime quantità d’acqua non possono certo essere dannose né interferire su nulla e questo vale sia per gli allattati al seno sia per gli allattati artificialmente. Ma quando offrire l’acqua prima dei sei mesi? Quali sono i casi eccezionali? Semplice: nelle giornate molto calde, se il bambino è irrequieto, ha le labbra secche, la sua pelle dimostra segni di disidratazione, fa poca pipì (pannolino asciutto per molte ore) e , allo stesso tempo, non dimostra di gradire la poppata al seno (perché magari sono passate poche ore dalla precedente) si può provare a offrirgli da bere 10-15 ml d’acqua, anche se non ha ancora compiuto sei mesi e non è ancora iniziato lo svezzamento. L’acqua che utilizziamo noi occidentali e che offriamo ai nostri bambini non espone ad alcun rischio, se si esclude appunto l’interferenza con l’allattamento che però riguarda solo ed esclusivamente la prima fase dell’allattamento, cioè il suo avvio. Ma allora perché l’OMS mette in guardia dalla possibilità che il lattante sviluppi infezioni bevendo l’acqua? Anche qui la risposta è semplicissima: l’OMS si rivolge a tutto il mondo, quindi anche ai paesi disagiati dove l’acqua non è potabile, è inquinata e portatrice di agenti infettivi che possono avere conseguenze irreparabili per un bambino. Ecco allora che l’OMS raccomanda il solo allattamento al seno per sopperire al bisogno di liquidi dei lattanti: il latte materno li mette al riparo dal rischio di terribili gastroenteriti nonché di contrarre il tifo attraverso un’acqua che è altamente contaminata. In sintesi: se il lattante è allattato a richiesta, fa molte poppate al giorno e non dimostra alcun segno di disidratazione (pannolini bagnati come sempre, per esempio) non c’è alcun bisogno di dargli l’acqua. Ad allattamento ben avviato, se ragionevolmente si può supporre che abbia sete gli si possono offrire piccole quantità d’acqua. Da preferire le acque in bottiglia di vetro (perché si può contare su una conservazione migliore) ma anche l’acqua di rubinetto va benissimo: l’acqua dei nostri acquedotti è ben controllata e non espone a rischi. Per quanto riguarda l’indicazione di bollirla prima di darla, vale solo per la preparazione del latte in polvere, nel quale possono essere presenti microorganismi infettivi che l’alta temperatura dell’acqua uccide. La quantità d’acqua da offrire è, ripeto, di circa 10-15 ml alla volta, ma se il bambino dimostra di desiderarne di più lo si può accontentare: bisogna fidarsi dell’istinto dei bambini piccoli! Allo stesso modo, non si deve ovviamente insistere affinché beva. Dai sei mesi in avanti, a svezzamento iniziato, ci si deve ricordare spesso di offrirgli l’acqua, specialmente se le poppate al seno si riducono a due al giorno. Cordialmente.
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