Buongiorno, vorrei un consiglio: 4 anni fa ho avuto il mio secondo cesareo a distanza di 11 anni dal primo. L’intervento è durato piu a lungo perché hanno riscontrato delle aderenze e il ginecologo le ha bruciate: questo è quello che mi e stato riferito durante l’intervento. Il post operatorio è stato più lungo, la ferita non si è asciugata presto anzi mi spurgava acqua verde/gialla… Ho impiegato piu di 20 giorni a rimettermi del tutto… La mia domanda è: posso programmare un’altra gravidanza, desidererei il terzo ma mi spaventa un altro cesareo. E’ possibile che si ripresentino aderenze? Come faccio a sapere se ci sono ed eventualmente pensarci? E se dovessere esserci delle aderenze che rischi ci sono? Grazie.
Elisa Valmori
Salve signora, in ostetricia se un evento si è verificato, non possiamo più escludere che non si ripresenti.
Nel suo caso, è piuttosto plausibile che avendo sviluppato aderenze dopo il primo cesareo, lo stesso sia accaduto anche dopo il secondo. Tuttavia, mi sembra importante valorizzare il fatto che lei non ha attualmente alcun sintomo di queste aderenze e che il “problema” si porrebbe eventualmente in occasione del suo terzo parto cesareo.
Riprendiamo insieme i possibili rischi del parto per via cesarea.
Certamente, dal punto di vista materno, ci sono dei rischi nel sottoporre l’utero più volte ad un taglio cesareo in quanto l’incisione e la conseguente cicatrice sono localizzate bene o male sempre sulla stessa striscia di tessuto e questo rende nel tempo possibili soprattutto tre tipi di complicanze.
1) inserzione bassa della placenta, in corrispondenza proprio della breccia uterina, con rischio di placenta accreta ossia che si intrufola troppo in profondità nel muscolo uterino
2) diastasi della sutura, ossia assottigliamento del tessuto uterino in corrispondenza della cicatrice nel corso della gravidanza o in caso di iniziale attività contrattile uterina.
3) aderenze tra l’utero e gli altri organi pelvici (soprattutto vescica, intestino e ureteri)
Rispetto al primo rischio, è possibile monitorarlo attraverso controlli ecografici che vadano a studiare la localizzazione della placenta (il problema non si pone se la placenta è a localizzazione fundica o posteriore); quanto al secondo, direi che il modo migliore per evitare la diastasi della cicatrice uterina è quello di cercare di distanziare la gravidanza successiva di almeno dodici mesi, inoltre mantenere l’utero a riposo per esempio limitando fortemente gli sforzi fisici (ogni aiuto da chiunque venga è bene accetto!), i rapporti sessuali e a giudizio del Curante ginecologo utilizzando una integrazione di Magnesio (per bocca) oppure di Progesterone (sotto forma di ovuli vaginali) per ottenere che l’utero non si contragga prematuramente.
In ogni caso, è utile assumere acido folico 400 microgrammi 1 compressa al giorno (lontana da the e latticini) per tutto il primo trimestre di gravidanza.
Rispetto alle aderenze, direi che non sono così prevedibili ossia dipende da come rispondono i tessuti nel processo di cicatrizzazione.
Direi che l’avere avuto febbre in puerperio dopo uno dei precedenti tagli cesarei potrebbe essere un fattore di rischio di aderenze pelviche, così come una storia di difficoltosa guarigione della ferita del cesareo.
I rischi al parto delle aderenze sono di potenziale danno agli organi interessati da queste stesse aderenze che devono in qualche modo essere estirpate per riuscire a raggiungere l’utero. Sono quindi possibili dei piccoli “strappi” a carico della vescica, degli ureteri, delle anse intestinali…casomai dovessero verificarsi, il chirurgo che la opera saprà intervenire prontamente per ripristinare la normale anatomia della sua pelvi.
In conclusione, direi che queste aderenze potrebbero soprattutto allungare i tempi di esecuzione del taglio cesareo.
Spero di averla aiutata, resto a disposizione se desidera, cordialmente.
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