Salve Dottoressa,
grazie per la Sua risposta in merito al fatto che mia figlia non mi sorride come fa con gli altri e soprattutto con suo padre. Le scrivo perché, sì, faccio psicoterapia ma sto molto male. Sono un soggetto con diagnosi fobico-ossessiva e provengo da una famiglia disfunzionale, dove regnano ansia e poco amore (da parte di un padre freddo, schivo, a tratti anaffettivo, che a sua volta ha avuto una famiglia così) e dove i traguardi, le vittorie valgono zero e le sconfitte il doppio. Adesso, però, mi ritrovo con la famiglia del mio compagno che, essendo molto tradizionale, cozza col mio essere (buon lavoro, ottimi studi, indipendente, pro parità di genere etc..) ed è molto competitiva e per nulla inclusiva, che non mi riconosce il mio valore e che spesso, in questo periodo di profonda tristezza, paura e dolore, ripete sempre che mia figlia guarda loro, non me, che mi fa osservazioni e dà consigli (seguiti o preceduti da spiegazioni che tendono a svalutare o dimostrare che le mie scelte sono sbagliate). Sono diventati un pensiero costante che mi lacera e mi fa temere del rapporto con mio marito e mia figlia. Spesso, sono così priva di energie che voglio stare da sola, con me stessa, a letto, senza neanche badare a mia figlia.
Dottoressa se può evitare di pubblicare la mia lettera, ma se per rispondere deve pubblicarla, non ci sono problemi.
Angela Raimo
Cara Sonia,
mi permetta un abbraccio virtuale, con cui voglio consolarla di tutto il male che prova e che comprendo perfettamente. Non posso rispondere in privato, ma stia tranquilla che non verrà riconosciuta da nessuno non foss’altro perché, anche se le potrà apparire strano, non sono poche le neo-mamme che si sentono come lei. Voglio per prima cosa dirle una frase che da sempre ho fatto mia e che era la grande convinzione del professor Bollea, fondatore della moderna neuropsichiatria infantile: le mamme non sbagliano mai. Cosa significa? Vuol dire che le madri sanno istintivamente come agire per il bene del loro bambino e che comunque, qualunque cosa accada il loro legame col figlio o con la figlia è forte, inossidabile e prezioso più di qualsiasi altro. Io credo che lei più che di parole di conforto (che pure servono) abbia bisogno di interventi che possano rivelarsi efficaci: in casi come il suo alla psicoterapia va associata necessariamente la terapia farmacologica. Bisognerebbe che lei avesse vicino di tanto in tanto qualcuno della sua famiglia, sua madre, sua sorella, o anche magari un’amica del cuore. Occorre cioè che lei si senta spalleggiata e accudita, per trovare l’energia necessaria (per la quale il contributo dei farmaci è comunque irrinunciabile) per prendersi cura della sua bambina che è l’unica cosa che deve essere fatta in questo momento. Non dia ascolto alle malignità che le vengono dette, il vecchio proverbio contadino “chi fa più di mamma inganna” contiene una bella dose di verità: nessuno potrà mai dare a sua figlia quello che può darle lei, lei che l’ha portata in grembo, che l’ha data alla luce e l’accompagnerà lungo il cammino della crescita. Lei che l’aiuterà a imparare tutto quello che imparerà, lei che raccoglierà le sue prime confidenze e le sue prime lacrime d’amore, che l’aiuterà a diventare una donna con la D maiuscola. Lei che in futuro assisterà alla magia di scoprire che sua figlia non vede più in lei una mamma che guida, ma un’amica su cui poter sempre contare e per la quale a sua volta ci sarà sempre. Vorrei con tutto il cuore darle un po’ di serenità, cara mamma, e mi auguro davvero che dia ascolto alle mie parole, anche rivolgendosi a un medico che possa prescriverle una cura con psicofarmaci. Con il supporto farmacologico diventerà più facile vedere tutto sotto una luce migliore, glielo prometto. Mi tenga informata, se lo desidera, aspetterò di avere sue notizie. Cari saluti.
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