Salve dottoressa, volevo chiederle perchè la quantità di parole è più importante della qualità? Il mio bimbo (20 mesi) produce 30 parole circa. Ancora non ha avuto l’esplosione del vocabolario e da manuale sembra che siamo un po’ indietro. A volte, mi sento un po’ in colpa e in frustrazione. Le flashcard spesso propongono parole poco funzionali per la vita di tutti i giorni (elefante, rana, torta). E la routine assorbe un numero di parole comunque limitato e circoscritto. La mia paura del momento è che ai 24 mesi sia un late talker. All’ asilo le educatrici non sono formate adeguatamente. Non vedo miglioramenti. Come prevenire?
Daniela Biatta
Cara mamma, rispondo alle domande da Lei poste partendo dalla prima ossia perché è importante valutare in base al numero di parole prodotte e non al numero e/o al tipo di suoni che il bambino è in grado di pronunciare. Innanzitutto dobbiamo sempre ricordare che il bambino comprende molto prima di avere la capacità di rispondere. Conoscere il numero di parole nel parlato di un bambino di due anni rispetto ai fonemi permette una valutazione quantitativa e di avere dati con la possibilità di valutarli e confrontarli con i valori normativi (tutti gli autori sottolineino l’importanza di tener sempre conto dell’estrema variabilità individuale di ciascun bambino, rimanendo sul tema della variabilità, l’esplosione del vocabolario è attesa intorno ai 24 mesi). Il numero di parole nel parlato di un bambino di due anni è un fattore cruciale nello sviluppo del linguaggio. Sebbene i fonemi siano importanti per la pronuncia corretta delle parole, è il numero di parole conosciute e comprese che apre la porta a un apprendimento linguistico più ampio e complesso. Anche l’analisi qualitativa, quindi il patrimonio fonetico del bambino, ha ovviamente la sua importanza. In questo caso le variabili da tenere in considerazione sono molte in quanto la limitazione di produzione dei suoni di un bambino di 20 mesi è in parte dovuta allo sviluppo fisico delle strutture anatomiche coinvolte nella produzione del suono, come l’apparato fonatorio e la muscolatura orofacciale, che non sono ancora completamente mature. Tutto ciò risponde alla prima parte della sua domanda. Entrando poi nel merito del suo bambino mi sento di dirle che il periodo in cui possiamo assistere alla comparsa delle prime parole è ampio e va dai 12 ai 20 mesi, periodo in cui la comunicazione è legata al momento che il bambino vive, indirizzata ad un interlocutore privilegiato. Il bambino è più impegnato sulla scoperta delle parole che sul suo vocabolario. Spetta sempre all’adulto essere propositivo nel linguaggio e mai richiestivo, ricordando che il bambino ascolta la parola o il racconto se attratto e affascinato dalle espressioni del viso del genitore, dalla melodia della sua voce … Come in tutti i campi di apprendimento anche in questo si acquisiscono competenze di più e meglio di più se ci si diverte! Per questo io dico sempre che il bambino impara di più impastando una torta che guardando figurine! Il genitore deve usare un registro di tipo “tutoriale” centrato sul bambino e in grado di modellarne e facilitarne l’imitazione e l’espansione verbale. Ovviamente non posso non dirle che se ne sente il bisogno, sarà solo un’accurata valutazione con le figure competenti ( in primis il/la suo/a pediatra) a darLe risposte. Un abbraccio.
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