Cara dottoressa,
ho da sempre una curiosità che forse lei potrà togliermi. Capita a volte che la mia fede d’oro mi lasci del nero sul dito. Non è una cosa frequente diciamo due-tre volte l’anno. Mia nonna sosteneva che “l’oro segna le malattie”, cioè secondo lei la comparsa del nero esprime che nell’organismo c’è qualcosa che non va. E’ una leggenda metropolitana o c’è del vero? Mi scusi se considera la domanda sciocca, ma sapesse quante volte ho cercato una risposta senza mai ottenerla!
Grazie, con cordialità.
Floria Bertolini
Gentile Signora Donatella,
anche nella mia famiglia girava questa credenza e ho cercato di capire se, alla base dell’affermazione, ci fosse un fondamento scientifico.
L’oro che viene usato per i gioielli non è puro, perché eccessivamente malleabile, ma è reso più lavorabile in lega con altri metalli, di cui alcuni nobili come platino, palladio, che non si ossidano e altri da metalli non nobili, come nichel, rame, zinco… In Italia si usa in genere oro 18 carati, perché 750 parti su mille sono di oro puro e le rimanenti 250 parti sono costituite da altri metalli. I metalli non nobili in condizione di sudorazione intensa, come nella iperidrosi, malattia caratterizzata da intensa sudorazione o nei periodi di maggiore umidità, come d’estate o in presenza di febbre, per il cambiamento del microambiente cutaneo, si ossidano. In conseguenza dell’ossidazione si osserva la pigmentazione brunastra della cute a contatto con i monili in oro. Quindi l’ossidazione dell’oro di fatto segnala un’alterazione rispetto alla norma. Cordiali saluti.
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