Salve, ho un bimbo di un mese e da quando è nato ha sempre rifiutato il ciuccio. Non che io voglia per forza darglielo, ma purtroppo il mio bimbo starebbe ore ed ore al seno, la sua richiesta è continua. Non dorme se non con il seno, e se provo a staccarlo dopo pochi minuti si sveglia piangendo in maniera incontrollata. Insomma non posso fare un passo se non con lui al seno. Tra l’altro rigurgitata spesso poiché mangia di continuo, ed io non riesco a dargli orari o capire qual è l ora della poppata. Come fare a venire a capo a questa situazione?
Angela Raimo
Cara mamma, stiamo parlando di un lattantino di un mese! È normale che reclami il seno, è normale che voglia succhiare così tanto. Con il passare delle settimane la situazione diventerà più controllabile, ma intanto porti pazienza e si goda questo piccino attaccato al seno. Stia tranquilla che non durerà in eterno, anzi tutto finirà molto prima di quanto adesso lei riesca a immaginare. Comunque sia, dopo la poppata se riesce si faccia sostituire da qualcuno (il papà, una zia, una nonna, un nonno) per almeno un paio d’ore, perché è possibile che non “fiutandola” non inizi subito a chiedere il latte. Per quanto riguarda il ciuccio, c’è un proverbio antico che dice che “il ciuccio è mezza balia!”. Il che è molto vero, quindi provi a insistere un pochino, senza ovviamente addolcire la tettarella in alcun modo (no a miele, zucchero, camomilla e così via) e senza esagerare nel forzare la mano. Se persiste nel rifiuto, come non di rado fanno gli allattati al seno, non ci pensi più, accantoni l’idea di proporglielo tanto sarebbe inutile. Le consiglio anche, fino a quando la stagione lo permetterà, di portare il bambino all’aperto, ben protetto dal freddo nel suo carrozzino: è un trucco che spesso funziona per distrarre un piccolissimo dal seno almeno per due-tre ore di seguito. Infine tenga presnete che in quest’epoca possono comparire le crisi di pianto inconsolabile (un tempo dette coliche dei tre mesi) che richiedono ancora più pazienza (come si capisce dall’aggettivo “inconsolabile”) ma che fortunatamente sono transitorie. Non si arrabbi con me cara mamma, perché io comprendo benissimo la sua stanchezza e il suo stato d’animo (anche io ho avuto a mio tempo un bebè), ma nonostante questo mi sento di rammentarle che in casa non è arrivato un bambolotto, ma un bambino che ha bisogno della mamma e delle sue cure. La bella notizia è che verrà un giorno in cui lei ripenserà a questo periodo oggi così difficile e faticoso con nostalgia: ci scommetto. Mi scriva ancora se lo desidera.
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