Piccolissima allattata artificialmente che ha le coliche: bisogna cambiare latte?

Dottor Leo Venturelli A cura di Leo Venturelli - Dottore specialista in Pediatria Pubblicato il 12/02/2024 Aggiornato il 19/02/2024

La causa delle coliche non è ancora chiara, mentre si conoscono gli accorgimenti che possono risultare utili per controllarle, è bene metterli in pratica prima di pensare a sostituire il tipo di latte con un altro tipo.

Una domanda di: Ile
Buongiorno dottore, la mia piccola di un mese piange molto mentre beve dal biberon e fa molta fatica a finire la poppata. Sento che ha coliche perché cerca di fare aria e di scaricarsi. È il caso di cambiare latte artificiale? La ringrazio.

Leo Venturelli
Leo Venturelli

Cara signora, se il pianto è successivo alla poppata e insorge dopo almeno un’ora dall’assunzione di latte, facilmente siamo davanti alle cosiddette coliche del lattante. Le coliche sono fastidiose sia per il piccolo che per i genitori: non si conosce ancora la causa delle coliche e queste non rappresentano una vera patologia, ma vengono definite come una “sindrome comportamentale”, caratterizzata da pianto improvviso, vigoroso, difficilmente consolabile, dolorabilità intestinale con frequente emissione di aria, da qui il nome di “coliche gassose”. Probabilmente sono più motivi a determinarle. Le cause prese in considerazione sono molteplici ma senza che si sia trovato un motivo sicuramente responsabile del disturbo. Si è ipotizzata un’alimentazione eccessiva, l’allergia al latte, a cibi assunti dalla madre, al carattere del bambino, a stimoli irritativi derivanti dall’ambiente. Si è anche notato che i bambini con temperamento piuttosto sensibile, più irrequieti,o nati prematuri soffrono più facilmente di coliche. Non sembra invece influente sulla colica la presenza di gas nell’intestino, che è quasi sempre conseguenza e non causa di coliche; non dipendono nemmeno da dolori addominali acuti, che si presenterebbero costantemente e non solo a momenti. È sbagliato credere che il latte “troppo grasso” possa provocare le coliche nel lattante. Alcuni ricercatori hanno suggerito un’associazione fra coliche del lattante e tensione familiare, espressa come ansia, senso di inadeguatezza, mancanza di fiducia in se stessi, paura di sbagliare. Esiste infatti una complessa interazione fra dinamiche familiari e benessere psico-fisico del bambino già a partire dalla gravidanza. Spesso la madre ansiosa trasmette al figlio questo suo stato ed è probabile che poi il piccolo presenti più facilmente il pianto da colica. Cosa fare se la bimba piange? La coccoli e la culli affettuosamente, consolandola: nei primi 3-4 mesi di vita non bisogna aver paura di viziare i bambini. La prenda in braccio, stando su una sedia a dondolo o su una comoda poltrona, tenendola stretta al petto, oppure camminai e contemporaneamente canti una ninna -nanna. La tenga a pancia in giù sull’avambraccio, il viso nell’incavo del gomito e le gambe verso la sua mano, in modo da bloccarne una coscia tra indice e le altre 4 dita. Può cullarla anche lasciandola distesa in culla. Può portarla a spasso con la carrozzina in casa o all’aperto (anche se fuori fa freddo, basta coprirla bene). Provi a usare un bagno caldo la sera come rilassante, prima del sonno notturno. Eviti rumori eccessivi, luci intense, in modo da conciliare il riposo: il rumore di sottofondo, se è un brusio, non dà fastidio alla bimba, anzi, può ottenere un effetto calmante. Se è tesa, è bene eliminare tutti i fattori che aumenterebbero la sua reattività e consolarla tenendola sopra il proprio petto, anche in questo caso cantando una canzoncina: la vibrazione della sua voce, con ritmo regolare ha spesso un effetto sedativo. La voce del papà, ancor più profonda, è un’ottima alternativa alla mamma, specie quando la stanchezza rende insopportabile il pianto. Non ecceda nella quantità alimentare o nel numero delle poppate: molti genitori hanno la sensazione che il bambino che piange e strilla abbia necessità di essere nutrito più spesso. Ma se non c’è carenza nutrizionale, il somministrare più latte determina maggiore stress digestivo e quindi ulteriore pianto e irritabilità. Cari saluti.

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