Espansore palatale: cos’è e quando è necessario metterlo ai bambini

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 28/01/2025 Aggiornato il 28/01/2025

È un dispositivo che serve per allargare la parte superiore della bocca quando questa è troppo stretta e i denti non hanno spazio. La dottoressa Erica Barina ci spiega come va usato e in che modo agisce.

Espansore palatale: cos’è e quando è necessario metterlo ai bambini

Il disgiuntore palatale, più noto con il nome di espansore palatale, è una delle tipologie di apparecchio più usate nei bambini. Come dice il nome stesso, si tratta un dispositivo ortodontico che viene posizionato nel palato per allargarlo quando questo è troppo stretto. Non serve, dunque, nei casi in cui il palato abbia una conformazione e una dimensione adeguate. L’ideale è ricorrervi nella fase di crescita, quando le strutture della bocca sono ancora facilmente modellabili e dunque i difetti risolvibili. In genere, bastano pochi mesi per ottenere ottimi risultati. Ecco i consigli della dottoressa Erica Barina, specialista in Ortognatodonzia e presidente di FACExp, associazione nazionale di ortodontisti.

Che cos’è l’espansore palatale

L’espansore palatale è un apparecchio fisso senza parti visibili all’esterno che viene posizionato all’interno dell’arcata superiore della bocca, sul palato duro, e ancorato ai molari superiori. È dotato di una vite centrale che divarica la struttura palatina mediana, cioè la struttura che unisce le due metà ossee che compongono il palato e che nell’infanzia è ancora fibrosa e modellabile. L’apparecchio sfrutta la plasticità delle ossa e delle suture, allargando il palato.

Come capire se il proprio figlio ne ha bisogno? “Ci sono alcuni segnali a cui fare attenzione, come la chiusura simmetrica o meno della bocca, la presenza di difficoltà di respirazione, la mancanza di spazio per i denti permanenti. Per fugare ogni dubbio, si consiglia di eseguire una visita ortodontica in fase di crescita, idealmente a partire dai 4-6 anni di età” risponde la dott.ssa Erica Barina, presidente FACExp.

È necessario o si tratta di una moda?

L’espansore palatale non rappresenta certo una panacea in grado di curare tutti i mali, per cui non deve essere consigliato a tutti i bambini. Tuttavia, laddove necessario, si tratta di un trattamento realmente utile e funzionale. Nel dettaglio, è indicato nei casi di deficit trasversale, ossia di palato stretto, che sono spesso associati a una mancanza di spazio per i denti permanenti e a un’occlusione (chiusura dentale) non corretta. Al di fuori di questi casi, invece, l’apparecchio non serve. “La dimensione del palato influenza ed è influenzata dalla respirazione e dalla spinta linguale: l’espansione del palato dà come risultato un incremento del volume delle alte vie respiratorie, con conseguente miglioramento della respirazione e un aumento di spazio per una corretta funzione linguale” spiega l’esperta.

Costi

I costi dell’espansore palatale variano in relazione alla tipologia di apparecchio scelto e di cura che lo specialista prescrive per il caso specifico. “Occorre sapere, infatti, che i costi delle terapie ortodontiche non sono mai quelli del singolo apparecchio ma del percorso complessivo di cura e dei controlli che il paziente esegue” chiarisce l’esperta. In genere, comunque i costi partono all’incirca dai 1000-1500 euro.

Per quanto tempo bisogna metterlo

Anche la durata della terapia è variabile. In media, per la fase di espansione può essere sufficiente un mese circa di apparecchio, ma poi deve seguire una fase di stabilizzazione successiva, che può durare dai 6-12 mesi in su. “Generalmente, il disgiuntore palatale viene consigliato verso i 7-8 anni di età, in dentizione mista, ma talvolta può essere utilizzato anche in altri momenti, in associazione ad ancoraggi scheletrici o interventi chirurgici di indebolimento della sutura palatina” afferma l’esperta.

Cosa sono le attivazioni

Le attivazioni sono dei movimenti molto semplici di apertura della vite posizionata al centro dell’apparecchio effettuati con l’utilizzo di un’apposita chiavetta fornita dallo specialista. In genere, le attivazioni vengono eseguite dai genitori una volta al giorno per 2-6 settimane, ma sarò l’ortondontista a spiegare esattamente come procedere e per quanto a seconda dei casi.

Solitamente, basta inserire la chiavetta nel foro della vite e ruotarla all’indietro fino ad arrivare al foro successivo. Le attivazioni consentono di applicare una pressione costante sull’apparato, facilitando l’espansione del palato.

Effetti collaterali

Se utilizzato in modo opportuno e rispettando i controlli previsti, l’espansore palatale non provoca effetti collaterali. Il bambino potrebbe provare un po’ di fastidio, ma in genere solo nei primi giorni quando deve abituarsi alla presenza dell’apparecchio. Il dispositivo non comporta difetti di pronuncia: eventuali difficoltà nella fonetica tendono a risolversi spontaneamente nel giro di poco tempo. È importante pulirlo regolarmente con uno spazzolino e rispettare la normale igiene orale, fin dai primi dentini.

 

Foto di copertina di Jarmoluk via Pixabay

 

 
 

In breve

L’espansore palatale è un apparecchio che serve per allargare il palato troppo stretto e creare uno spazio sufficiente per un corretto allineamento dei denti. Va inserito nella mascella superiore, direttamente sul palato duro, ancorandolo ai molari superiori. Idealmente, andrebbe usato attorno ai 7-8 anni di età, per un periodo di circa 6-12 mesi. Nelle prime settimane, bisogna attivarlo ogni giorno facendo girare la vite posta al centro del palato con un’apposita chiavetta fornita dallo specialista. Non è doloroso, ma nei primissimi giorni può creare un po’ di fastidio.

 

 

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Cisti del dotto tireoglosso: si può riformare dopo l’intervento chirurgico?

27/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Alessia Bertocchini

La cisti del dotto tireoglosso, nota anche come cisti mediana del collo (per via del fatto che in genere si trova a metà del collo) dopo essere stata asportata chirurgicamente può ricomparire e, quindi, richiedere un secondo intervento.  »

Sonno agitato a 3 anni: la cameretta condivisa con la sorellina può essere la soluzione?

27/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Leo Venturelli

È possibile che a disturbare il sonno di una bimba di tre anni e mezzo sia il pensiero della sorellina che, a differenza di lei, dorme ancora con i genitori: mettere le due bambine nella stessa cameretta potrebbe risolvere i risvegli notturni della maggiore.   »

Autismo: c’è un’indagine che può accertarlo con sicurezza in gravidanza?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Giorgio Rossi

Come e più di altre anomalie del neurosviluppo, i disturbi dello spettro autistico sono legati a molteplici "errori" genetici. Alcune ricerche hanno indicato più di 1000 geni potenzialmente coinvolti: la complessità del problema non consente di accertarlo con sicurezza durante la gravidanza.   »

Fai la tua domanda agli specialisti