Messa a riposo “il più assoluto possibile” in 16^ settimana

A cura di Augusto Enrico Semprini - Professore specialista in Ginecologia Pubblicato il 26/07/2023 Aggiornato il 26/07/2023

Non esiste alcun dato scientifico che comprovi l'efficacia di una qualsiasi terapia o del riposo assoluto in caso di "distacco".

Una domanda di: Ari
Buongiorno, sono alla 16^ settimana di gravidanza e 6 girni fa sono andata al pronto soccorso per delle perdite di sangue rosso vivo, cosa che non mi era assolutamente mai accaduta nella mia precedente gravidanza, 4 anni fa. Le perdite rosse sono durate una notte, seguite da qualche goccia di sangue ormai marrone per 3 giorni. Mi hanno trattenuta qualche giorno intervenendo subito con flebo di Tranex, poi di Buscopan e punture di progesterone. Diagnosi, se ho ben capito: distacco amiocoriale a sinistra di quasi 7 cm. Mi hanno poi dimessa con terapia di riposo, Buscopan per bocca (2 cp ogni 8 ore!), ovuli di Progesterone e punture di Pleyris sottocutanee. Non ho mai avuto, tolta la fase iniziale della gravidanza, dolori tipo mestruali al basso ventre, cosa che mi sta succedendo spesso, quasi costantemente, da quando seguo questa cura a casa. Né prima né in ospedale ho mai avvertito questi fastidi, se non molto lievi, saltuariamente. Può essere sia correlato alla cura di progesterone? Ha senso secondo Lei continuare, considerato che sono alla 16^ settimana? Io sono normalmente una persona molto attiva e questo riposo, il più assoluto possibile, moralmente mi sta uccidendo. È davvero necessario, in questi termini, per permettere il riassorbimento del distacco? Grazie mille, davvero, per un cortese cenno di riscontro. Allego lettera di dimissioni dal ps. Cordiali saluti.
Augusto Enrico Semprini
Augusto Enrico Semprini

Cara Ari, le dico il mio punto di vista e come mi regolo con le mie pazienti. Se il livello di progesterone è adeguato non prescrivo supplementi. Non prescrivo alcun farmaco antiemorragico o, in teoria, rilassante la muscolatura uterina perché ritengo queste patologie placentari come delle anomalie da accettare e sopportare perché di regola non succede nulla né alla mamma, spaventata come ovvio, né al concepito. Stesso atteggiamento per quanto riguarda la vita personale, in cui ritengo che la componente meccanica(camminare) sia del tutto irrilevante nel ridurre questa possibilità e attendo con pazienza, con un appoggio anche emotivo e psicologico alla gestante che il problema guarisca da sé. Come nella premessa, è un’opinione personale, che guida la mia condotta clinica e ad unica difesa di questo mio atteggiamento di attesa e non intervento vi è l’assenza di qualsiasi dato scientifico che comprovi l’efficacia di terapie o riposo assoluto. Preferisco dunque che le mie pazienti svolgano una vita normale. Credo che la miglior condotta sia quella che il curante concorda con la paziente in modo da misurare con attenzione pregi e difetti delle due differenti scelte cliniche. cari saluti.

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