Cara dottoressa
ho un bimbo di sei anni che frequenta la prima elementare. Ho scoperto che durante l’intervallo il passatempo preferito suo e dei suoi compagni di classe è quello di litigare tra maschi e femmine. Ho voluto capirci di più e ho scoperto che si sono formate due fazioni che passano il tempo a insultarsi (per esempio “che schifo le femmine”) o a farsi dispetti anche pesanti. A volte arrivano addirittura alle mani, si danno spintoni, si tirano i capelli…Tutti mi dicono che è una fase normale e che devono sbrigarsela da soli, ma io non ne sono molto convinta. Ho orrore di questi “le femmine sono stupide”; “i maschi sono cretini”, ma non so cosa fare. Oltretutto un giorno sì e un giorno no mio figlio arriva a casa con una nota di rimprovero dovuta al suo comportamento durante l’intervallo. Mi aiuti, la prego!
Luisa Vaselli
Carissima mamma,
a quest’età è molto frequente questa “lotta” tra maschi e femmine. I bambini cercano di capire e comprendere, perfino con lo scontro, le loro differenze.
I nostri cuccioli sono movimento e gesto, non hanno ancora completamente assorbito l’astrazione del linguaggio.
Anche nella classe di mia figlia c’è stato un periodo burrascoso dove tra maschi e femmine le lotte erano molto frequenti.
La maestra ha fatto un bellissimo lavoro raccontando una favola: “Una classe dispettosa” (che avevamo creato insieme appositamente per i suoi bambini). Questa raccontava di una classe di animali, ognuno con le caratteristiche dei piccoli scolari in questione. Tutti si sono rivisti nella storia, le lotte e le liti della favola erano le stesse che avvenivano quotidianamente in classe.
Nella favola erano raccontate anche le emozioni e le spiegazioni dei comportamenti che non piacevano; alla fine della storia c’è stata una riflessione e una rielaborazione del racconto. Ora la classe è ritornata alla normalità.
Come genitori si possono solo mostrare le uguaglianze emotive che legano maschi e femmine. La paura è la stessa, così come la rabbia, la gioia e così via. Si può intervenire nell’aiutare il proprio figlio alla conoscenza delle proprie emozioni e della meravigliosa scoperta che tutti le proviamo senza distinzione di genere o età. Che ciò che non piace sia fatto a noi difficilmente agli altri piace.
Per il resto questi sono normali passaggi dell’evoluzione. Mi scriva ancora, se lo desidera. Con cordialità.
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