Mia figlia incinta alla 10^ settimana ha avuto una piccola perdita, dove è risultato un piccolo scollamento placentare, oltre alla terapia di ovuli, gli è stata anticipata l’immunoprofilassi perché è Rh negativo, mi risulta che vada effettuata alla 28 settimana, perché è stata anticipata? Sono un po’ preoccupata forse non andava somministrata? Ma eventualmente deve rifarla prima o dopo il parto? Grazie per la risposta.
Elisa Valmori
Salve cara signora, mi intenerisce che lei si preoccupi che sia corretta la cura proposta a sua figlia incinta. Posso confermarle che è stata fatta in accordo con le raccomandazioni attuali. A dieci settimane di gravidanza i globuli rossi fetali già esprimono il fattore Rh (se il bimbo è di gruppo positivo, naturalmente, ma lo sapremo solo dopo la sua nascita) e in presenza di una minaccia di aborto potrebbe essere accaduto che alcuni globuli rossi fetali siano finiti nel circolo sanguigno materno (in condizioni fisiologiche questo si verifica di solito nel terzo trimestre, motivo per cui si effettua l’immunoprofilassi dalla 28° settimana di gestazione). Per scongiurare l’eventualità che la mamma sviluppi gli anticorpi contro il fattore Rh del bambino, si esegue questa puntura che mette in circolo degli anticorpi appunto contro il fattore Rh, così che neutralizzino questi eventuali globuli rossi fetali “clandestini”. Nei prossimi mesi, sua figlia dovrà effettuare un test chiamato Test di Coombs indiretto che ricerca appunto la presenza di anticorpi contro il fattore Rh nel siero materno. Dopo l’immunoprofilassi il test di Coombs indiretto sarà inevitabilmente positivo, ma vedrà che entro due o tre mesi si negativizzerà nuovamente. Andrà quindi ripetuta l’iniezione a 28 settimane, come di consueto. Dopo il parto la si esegue solamente se il neonato/a risulta di gruppo positivo. Se infatti il bimbo sarà negativo come la mamma, l’iniezione non sarà più necessaria. Spero di essermi spiegata in modo comprensibile e di averla rassicurata almeno un poco, cordialmente.
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