Buongiorno sono a 12 settimane di gravidanza e dall’inizio sono a casa in quanto il mio lavoro è a rischio. Stando a casa tutto il giorno sto molto spesso al cellulare, non tanto per telefonate ma per navigare su Internet e così via. L’uso che ne faccio è davvero frequente. Oggi per la prima volta mi sono chiesta se l’impiego del cellulare possa far male al feto.. e sono molto in ansia. Cosa potete dirmi al riguardo? Grazie mille.
Aldo Messina
Gentile mamma,
ti ringrazio per la tua lettera che ci dà la possibilità di affrontare un tema che riguarda molti cittadini. Il boom di vendite dei cellulari inizia negli anni novanta ed oggi il 75,7% degli Italiani ne possiede uno e, sempre in media, passa circa due ore al giorno sui social. Se si considera infine che i neonati in Italia ogni anno sono circa 500.000 si capirà che il tema cellulare in gravidanza sia di vasta eco sociale ed è facile obiettivo delle false notizie sul web (più note come fakes news).
E’ compito dei sociologi capire come mai molti (non tutti) cittadini diano maggiore credibilità a queste ultime e non alle ricerche pubblicate sul tema dall’Istituto Superiore Sanità, ente di diritto pubblico che, in qualità di organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica.
Le premesse fatte ed in particolare la diffusione nella popolazione dei fenomeni da osservare consente, con relativa facilità, di affrontare il tema su base statistica. Interphone è un progetto di ricerca, coordinato dallʼAgenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), condotto in 132 Paesi del mondo, finalizzato a comprendere se i campi elettromagnetici a radiofrequenza, utilizzati nella telefonia mobile possano determinare effetti patologici (in particolare gliomi, meningiomi, neurinomi dell’acustico, tumori parotidei). Lo studio sembra rivolgersi alla nostra lettrice poiché affronta il tema del tempo di esposizione e dell’ “orecchio preferito” nell’uso del telefono portatile. La ricerca non ha documentato alcun rapporto statistico tra uso del cellulare e neoplasie del Sistema Nervoso Centrale.
La chiudiamo qui? No di certo.
Dal cellulare possiamo comunque difenderci evitando di avvicinarlo troppo al nostro corpo, utilizzando gli auricolari o collegandolo al computer.
Sarebbe opportuno tenerlo spento in auto poiché le carrozzerie delle nostre macchine si trasformano in gabbie di Faraday e ne amplificano la potenza. Per questo quando ci sono i temporali si consiglia di stare in auto, perché le gomme le fanno isolare completamente ed eventuali scariche elettriche dei fulmini non avrebbero conseguenze per chi si trova all’interno
I telefonini sono trasmettitori a radiofrequenza di bassa potenza (0,2 e 0,6 watt). L’intensità del campo e quindi l’esposizione, si riduce con l’aumentare della distanza. Pertanto posizionando il cellulare ad alcune decine di centimetri dalla testa si riduce notevolmente l’esposizione.
Laddove invece siamo poco informati e sulle altre fonti di campo elettromagnetico.
Tutte le apparecchiature elettriche domestiche producono sia campi elettrici che magnetici. I primi aumentano di intensità con l’aumentare del voltaggio e sono prodotti anche a strumento spento purchè connesso alla rete. I campi elettromagnetici sono espressione del flusso di corrente e pertanto si generano solo se l’apparecchio è in funzione.
Tutti i corpi, anche la “madre Terra”, emettono onde elettromagnetiche e quindi esiste nell’ambiente una radiazione elettromagnetica di fondo. L’evoluzione tecnologica ha però portato all’aumento dei campi elettromagnetici con la produzione di sorgenti artificiali. Nell’ambiente, le principali emissioni artificiali sono dovute all’emittenza radiotelevisiva e, in misura minore, agli impianti di telecomunicazione. Monitor e apparecchi con schermo video, radio, riscaldatori industriali ad induzione, forni a microonde, radarterapia, radiosveglie … Allo stato attuale, l’effettiva entità dell’impatto sulla salute non è nota, sebbene sembrerebbe che, nella vita comune, questo possa essere bassissimo. Diversa l’attenzione nei confronti dei lavoratori a rischio per i quali sono state redatte apposite linee guida pubblicate sulla rivista Health Physics .
A questo punto occorre però riferire tutto questo al prodotto del concepimento e quindi al feto. La sua “distanza” e protezione rende poco probabile una sua sofferenza legata all’ uso del cellulare. Appare poco verosimile che una madre parli al telefono poggiando il cellulare sulla pancia.
Concludiamo. Nel silenzio le onde elettromagnetiche con buona probabilità non fanno male.
E’ invece certo che il rumore non fa bene e che il bene non deve far rumore. Con cordialità.
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