L’amore per la mamma è “automatico”?

Dottoressa Angela Raimo A cura di Angela Raimo - Dottoressa specialista in Psichiatria Pubblicato il 01/03/2021 Aggiornato il 22/03/2021

L'amore che un piccolissimo prova per la madre è legato al fatto che è la madre a prendersi principalmente cura di lui.

Una domanda di: Sonia
Le riscrivo per porle una domanda su un aspetto importante, importantissimo, in relazione al quale ho bisogno di una risposta “tecnica”:
l’amore per la mamma è automatico? Intendo quell’amore unico, potente.
Glielo chiedo perché mia figlia mi ride spesso (dopo aver ascoltato i suoi
suggerimenti) ma è quando vede il papà che si esalta, che “parla”, ride.
Ed io mi sento fallita, perché neanche da mia figlia riesco a farmi amare.

Angela Raimo
Angela Raimo

Gentile signora,
durante la prima infanzia l’amore dei figli nasce dalla loro necessità di ricevere cure: nutrimento, protezione, difesa. Diciamo che quello dei bambini è un amore egoistico che si sviluppa verso chi soddisfa i loro bisogni primari: in genere si tratta della madre, perché tendenzialmente è la madre che, oltre ad allattare, si occupa di loro per la maggior parte del tempo. E’ l’amore materno il sentimento forte e potente, è l’amore materno nella sua essenza più alta a “dare” senza nulla attendersi in cambio. L’amore materno, almeno idealmente, è generoso, non fa bilanci, non si aspetta ritorni. Come le ho già detto ritengo che lei abbia davvero bisogno di aiuto per poter rinforzare il suo io, per poter affrontare il suo ruolo di madre in modo adulto, nel significato più nobile del termine, che non lascia spazio a recriminazioni di tipo infantile. Una neomamma che sta bene “sente” l’amore del figlio a prescindere dai suoi comportamenti. Leggo nelle sue parole solo una preoccupazione per sé e in quello che vorrebbe da sua figlia la ricerca di un tipo di gratificazione personale che non riuscirà mai a ottenere perché non sa trarre piacere né soddisfazione dall’accudimento della bambina fine a se stesso. Eppure i genitori sono appagati proprio da questo, dal potersi prendere cura del cucciolo assicurandogli tutto il benessere possibile. Cara signora, davvero non esiti più a contattare una figura specialistica: un neuropsichiatra in prima battuta per ottenere una diagnosi ed eventualmente verificare l’opportunità di assumere psicofarmaci e subito dopo uno psicoterapeuta. E’ infatti necessario per il bene suo e della sua bambina che riesce a risolvere il suo disagio e a recuperare quell’equilibrio che le consentirà di essere più obiettiva e di provare gioia anziché gelosia vedendo l’attaccamento che la bambina dimostra verso il padre. Sinceramente non comprendo neppure perché ancora non abbia fatto questo passo, non vorrei che lei si fosse in qualche modo “affezionata” al suo problema e anziché imboccare la strada per risolverlo (rivolgersi al neurospichiatra) tenda ad alimentarlo trovando sempre nuove ragioni per mettere in discussione il suo essere madre. Cari saluti.

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