Salve, sono una collega alla sesta settimana di gestazione. È la terza gravidanza e
sono ipertesa cronica da più di 10 anni. Nelle precedenti gravidanze ho assunto
aldomet fino a 500 x 3, associato in maniera isolata ad adalat, ma avendo anche emicrania questi farmaci mi davano un gran mal di testa tanto da
costringermi ad assumere quasi ogni giorno tachipirina e caffè, oltre che
non controllavano assolutamente la mia pressione in quanto di base non in
periodo di gravidanza le mie terapie sono bisoprololo e sartani. Ora, siccome
ho da giorni fatto un holter sotto aldomet 250 x 3 e la mia pressione viaggia
da sveglia su 140-150/100-105 mi domando se potrei almeno stavolta prendere
i beta bloccanti (nessun collega cardiologo me lì propone né tantomeno il
ginecologo) sempre se non abbiano effetti negativi sul feto. Leggo in
letteratura pareri contrastanti, magari lei ha esperienza in
merito. Consideri che i miei bambini di 4 e 2 anni sono nati con parto indotto a
38 settimane e per fortuna non hanno avuto nessun problema se non essere nati
di peso di circa 2600. La placenta era davvero brutta entrambe le
volte. Assumevo sia cardioaspirina sia eparina. Grazie se mi fornirà
dettagli esaustivi per il mio caso è magari anche un contatto diretto di
cardiologi specializzati in trattamento durante la gravidanza. Saluti.
Elisa Valmori
Gentile collega, il suo caso non è affatto semplice come sovente accade per chi fa parte del mestiere…
E’ vero, in gravidanza gli anti-ipertensivi di scelta sono l’Alfametildopa o Aldomet e i calcio-antagonisti come la Nifedipina. Sono certamente da escludere i diuretici, i sartani e gli ACE inibitori.
Quanto ai beta-bloccanti possiamo considerarli compatibili nel primo trimestre di gravidanza. Nel periodo seguente, potrebbero diventare rischiosi per il benessere del nascituro in quanto possono interferire con la tachicardia compensatoria che il feto mette in atto in seguito a fenomeni di compressione del cordone con relativa diminuzione del flusso sanguigno (come accade per esempio in seguito alle contrazioni uterine).
Inoltre, l’utilizzo in gravidanza di beta-bloccanti quale ad esempio il Propanololo, ha comportato un restringimento della crescita fetale.
L’unico beta (ma anche alfa-)-bloccante che mi risulta essere compatibile in gravidanza è il Labetalolo.
Normalmente, lo si utilizza al dosaggio di 50-100 mg ogni 12 ore, il dosaggio massimo è invece di 600-800 mg/die.
Il trattamento dell’ipertensione gestazionale vede come protagonista la Nifedipina (specie nella formulazione Crono da 30 o 60 mg), a cui si associano in alternativa il Labetalolo oppure l’Alfametildopa (solitamente al dosaggio di 250 mg x 3/die ma arrivando ad un massimo di 500 mg x 4/die).
L’obiettivo è quello di mantenere la pressione arteriosa sistolica minore di 140 mmHg e la pressione arteriosa diastolica minore di 90 mmHg.
Qualora i valori pressori non fossero controllati dalla terapia, sarebbe opportuno il ricovero in ospedale per arrivare al trattamento ottimale nel suo caso specifico.
Quanto ai cardiologi specializzati nel trattamento durante la gravidanza, non sapendo da dove mi scriva non riesco a darle indicazioni precise ma immagino che, in caso di un suo ricovero in ostetricia, sarebbero certamente coinvolti per una consulenza specialistica.
Riguardo all’emicrania, mi permetto di osservare che i triptani sarebbero una terapia compatibile anche in gravidanza (ad esempio Sumatriptan) e certamente preferibile all’impiego di caffeina che, per quanto efficace nel contrastare la cefalea, potrebbe avere effetti negativi sull’efficacia della terapia anti-ipertensiva.
Spero di esserle stata di aiuto, resto a disposizione se desidera.
Cordialmente.
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