Mi potrebbe illustrare la pericolosità degli interferenti endocrini ed elencarmeli? Grazie. Ho un bambino di 19 mesi.
Gianni Bona
Gentile mamma,
innanzi tutto grazie per la sua domanda che mi permette di parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Gli endocrine disruptors (EDCs) o, come lei giustamente li ha definiti in italiano, gli inteferenti endocrini, sono ovunque, almeno potenzialmente. Voglio subito precisare che i loro effetti nocivi non sono univocamente riconosciuti in quanto non c’è accordo in seno alla Comunità scientifica per quanto riguarda alcuni aspetti della questione: il periodo di latenza tra esposizione ed effetti; l’effetto cocktail tra più sostanze; l’effetto ormonale agonista-antagonista; l’effetto dose-risposta variabile da caso a caso. Di certo si sa, comunque, che le fasi della vita in cui è più pericoloso il contatto con queste sostanze che, come dice il nome, interferiscono sull’azione degli ormoni e sul loro assetto, quindi sull’intero funzionamento dell’organismo, sono quelle dello sviluppo: periodo fetale-neonatale-infanzia-adolescenza. I possibili effetti nocivi vengono determinati su: gonadi (testicoli e ovaie), timing pubertà (lo sviluppo puberale può anticipare), funzione tiroidea, sviluppo neurocognitivo, metabolismo. A quest’ultimo proposito, può aumentare il rischio di obesità. Per quanto riguarda l’elenco degli interferenti endocrini è spaventosamente nutrito. Vengono suddivisi in 4 grandi gruppi:
Bisfenolo A:
biberon, contenitori e pellicole usati per conservare gli alimenti, biglietti da cassa, banconote, carte di credito, protesi dentarie, lattine per le conserve, imballaggi di plastica, policarbonato, resina epossidica, PVC (cloruro di polivinile), rifiuti umani e acque di scolo.
Ftalati (DEHA, DBP, DEHP):
pannolini, tessuti impermeabili, PVC, scarpe, detergenti, inchiostri, giocattoli, fissatori in creme, profumi, prodotti per la rasatura, lubrificanti, lozioni, capsule gastro-resistenti, sacche per il plasma, cateteri, otturazioni dentali
HAP o idrocarburi policiclici aromatici:
combustione del motore dell’automobile (benzina, diesel), domestica (gasolio, carbone), industriale (produzione di alluminio, inceneritori, incendi di foreste, eruzioni vulcaniche…)
sbiancamento della carta con il cloro, produzione di alcuni erbicidi, incenerimento dei rifiuti, scarto di oli industriali; presenti in latticini, carne, pesce
Parabeni:
utilizzati come conservanti nei farmaci, nei cosmetici e negli alimenti per le loro proprietà antibatteriche e antifungine. Alcuni parabeni sono di origine naturale e si trovano in alcuni tipi di frutta e verdura.
Gli interrogativi ancora aperti sulla questione riguardano: la definizione degli effetti a lungo termine sullo sviluppo endocrino e riproduttivo; l’elaborazione di valori di riferimento per il monitoraggio biologico degli effetti; lo studio della sinergia con fattori genetici, stati metabolici e stili alimentari e di vita.
Ma nell’attesa di avere dati definitivi e certi su i quattro grandi quesiti sopraindicati è d’obbligo applicare il criterio di PRECAUZIONE, che consiste nel limitare al massimo l’esposizione del bambino alle varie sostanze chiamate in causa. Dunque, anche in relazione agli interferenti endocrini deve ritenersi più che valida una sentenza della Corte di Giustizia del 5 maggio 1998, che così recita: “Quando sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone, le istituzioni possono adottare misure protettive senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi”. Cari saluti
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