Gravidanza a 42 anni: meglio fare subito la villocentesi?

Dottoressa Faustina Lalatta A cura di Faustina Lalatta - Dottoressa specialista in Genetica clinica Pubblicato il 20/02/2025 Aggiornato il 20/02/2025

Prima di ricorrere a test di diagnosi prenatale invasivi si può valutare il risultato dei test di screening. In caso di risultati fuori norma, in genere è lo stesso ginecologo a indirizzare verso indagini più approfondite.

Una domanda di: Francesca
Volevo un consiglio: ho 42 anni, ho avuto un primo figlio sanissimo di 15 anni poi lo scorso anno ho avuto un'altra gravidanza con aborto spontaneo a 15 settimane e un test combinato risultato positivo per down o trisomia 18, ora sono nuovamente incinta alla 11^ settimana, io e mio marito abbiamo effettuato il cariotipo che è risultato normale, il mio dubbio è il non sapere cosa fare se andare direttamente alla villocentesi o test combinato e se negativo DNA fetale, cosa mi consiglia?

Faustina Lalatta
Faustina Lalatta

Gentile signora,
i quesiti che lei pone sono molto comuni, soprattutto all'inizio di una gravidanza che segue un evento negativo. Si desidera individuare il percorso migliore, con i minori rischi sia per la gravidanza sia legati a un'eventuale mancata diagnosi. Le fornisco brevemente le indicazioni/istruzioni che mi sembrano più appropriate :
La prima tappa è il test combinato, sempre, che si esegue tra l'11^ e la 14^ settimana. In caso, come è giusto sperare, l'esito sia di basso rischio (cioè plica nucale di spessore piccolo e valori biochimici normali) potrà decidere di eseguire il test del DNA fetale circolante nel sangue materno. Io raccomando sempre di eseguire il test standard, cioè limitato ai cromosomi principali perchè è l'unico validato. Test più estesi non sono validati e possono fornire esiti dubbi.
Se, come ancora ci auguriamo, la NIPT risulterà a basso richio, resterà da concordare un'ecografia a 16 settimane (premorfologica) e quella canonica a 19 settimane (morfologica). Questi due controlli assumono paricolare importanza quando ci si limita allo screening non invasivo perchè valutano i parametri importanti del bambino (crescita, movimenti, struttura degli organi). Ogni parametro che fosse fuori norma imporrà di ri-valutare la scelta di una procedura invasiva, anche nel II trimestre avanzato, per approfondimenti diagnostici.
Aggiungo per completezza che, qualora lo screening del primo trimestre fosse ad alto rischio, sarà il ginecologo di fiducia a indirizzarla alla procedura invasiva per condurre una diagnosi completa.
Spero che questo schemino le sia di aiuto. Rappresenta non solo la mia opinione ma ciò che raccomandano le Società Scientifiche.
Cordiali saluti.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

HPV: si può trasmettere a un bambino facendo il bagno con lui?

17/02/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Francesco De Seta

Si può escludere con sicurezza l'eventualità che il contagio da parte del papilloma virus possa avvenire da adulto a bambino durante il bagno nella stessa vasca.   »

Bimbo di 4 anni che ha spesso raffreddore, tosse e febbre

17/02/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

In età prescolare le infezioni respiratorie ricorrenti sono, per così dire, la normalità. Con il passare degli anni (e l'arrivo della bella stagione) il problema tende a diminuire gradualmente fino a non porsi più.   »

Uovo chiaro o concepimento tardivo?

06/02/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Gaetano Perrini

Solo una seconda ecografia può permettere di appurare se la gravidanza è in evoluzione o no, mentre il solo valore delle beta non basta.   »

Allergia al latte e intolleranza al latte: c’è differenza?

05/02/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Leo Venturelli

L'allergia al latte è la risposta avversa alle proteine in esso contenute ec caratterizzata dalla formazione di anticorpi IgE e, di conseguenza, dal rilascio di istamina. L'intolleranza al latte dipende dalla mancanza (o dal deficit d'azione) dell'enzima che digerisce il lattosio, lo zucchero del latte....  »

Fai la tua domanda agli specialisti