Sono una ragazza che lavora come commessa in un negozio di souvenir nel centro storico di Roma. Lavoro dalle 9.30 fino alle 19.30 con solo 30 minuti di pausa: tutte queste
ore sempre in piedi. In questi ultime settimane ho dei dolori sotto il ventre, quasi tutti i giorni. Alcune volte anche dolori forti. Farà male al mio
bambino la mia permanenza in piedi per troppe ore? E i dolori sono dovuti a questo? E’ possibile per me avere la maternità anticipata in quanto il mio è un lavoro a rischio? Sono molto
preoccupata: il prossimo controllo dal ginecologo sarà il 15 di questo mese (febbraio) quindi vorrei avere prima dei consigli. Grazie
Elisa Valmori
Salve signora, non mi ha precisato da quante settimane è in gravidanza (sarebbe stato importante!), ma di certo le fitte che sente al basso ventre possono essere riconducibili all’orario di lavoro che sta eroicamente sostenendo. Di solito, se una donna lavora con un contratto regolare, una volta che il ginecologo attesta la gravidanza, è obbligo del datore di lavoro assegnare una mansione compatibile con la nuova condizione, in modo da evitare rischi per il buon andamento della gravidanza stessa.
Per esempio, dovrebbe esserle permesso di fare delle brevi pause per recarsi ai servizi durante l’orario di lavoro e non soltanto nella pausa pranzo, così da evitare il rischio di infezioni delle vie urinarie (in gravidanza sono più comuni e sono facilitate se non si svuota la vescica con regolarità). Anche la stazione eretta prolungata andrebbe limitata se possibile, infatti risulta tra i lavori “faticosi, pericolosi e insalubri che è vietato svolgere in gravidanza”. Più di preciso, la normativa impone che le donne incinte siano esonerate da “lavori che comportano una stazione in piedi per più di metà dell’orario o che obbligano ad una posizione particolarmente affaticante”.
Sarebbe quindi preferibile che lei avesse modo di sedersi e lavorare da seduta, se possibile (per esempio, alla cassa).
Qualora il datore di lavoro riscontrasse l’impossibilità di consentirle il cambio di mansione, sarebbe tenuto a certificarlo e con quel documento lei potrebbe recarsi all’ispettorato del lavoro che valuterebbe quindi la maternità anticipata. Se, invece, alla visita ginecologica il medico le riscontrasse già delle complicanze ostetriche, potrebbe certificarle e valutare o una sospensione temporanea dell’attività lavorativa, oppure l’astensione anticipata per gravidanza a rischio.
In quest’ultimo caso, l’ente di competenza a cui fornire la documentazione che spetta al ginecologo rilasciarle, è l’ASL (o ATS, Agenzia per la Tutela della Salute).
Spero di esserle stata di aiuto, dal punto di vista normativo, l’indicazione cui far riferimento è il decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001, Testo Unico maternità/paternità.
Cordiali saluti.
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