Gestante con fattore rh negativo

Dottor Gaetano Perrini A cura di Gaetano Perrini - Dottore specialista in Ginecologia Pubblicato il 28/02/2022 Aggiornato il 28/02/2022

L'immunoprofilassi anti-D va effettuata precocemente nelle donne che hanno affrontato procedure che potrebbero aver determinato un contatto tra sangue materno rh negativo e sangue fetale eventualmente rh positivo.

Una domanda di: Alice
Buongiorno dottore, sono una ragazza di 33 anni incinta del terzo figlio sono rh negativa e mio marito rh positivo. Dopo il parto della seconda mi hanno somministrato immunoglobuline…alla 9 settimana di quest’ultima gravidanza ho avuto una minaccia di aborto e dopo qualche giorno mi hanno rifatto l’iniezione di immunoglobuline. Fino a gennaio il test di Coombs indiretto è stato positivo poi si è negativizzato ma poi a febbraio e diventato nuovamente positivo +++ antigene d. Sto aspettato ancora la quantita di anticorpi intanto le chiedo i 3 più (+) cosa stanno ad indicare? Come è possibile che si sia ripositivizzato se non ho avuto alcuna perdita di sangue? Avrei dovuto rifare le immunoglibuline a 28 settimane? Quanto è grave la situazione? La ringrazio infinitamente, buona giornata.

Dottor Gaetano Perrini
Dottor Gaetano Perrini

Buongiorno signora, quando la madre ha il fattore rh negativo e il feto ha il fattore rh positivo in alcune rare circostanze il passaggio di piccole quantità di sangue fetale nel circolo materno (minaccia di aborto o diagnosi pre natale invasiva come amniocentesi o prelievo dei villi coriali oppure, a fine gravidanza, lo stesso parto) possono innescare una risposta immunitaria materna con la produzione di anticorpi contro il gruppo sanguigno del feto.
Per questo motivo, in casi selezionati si effettua l’immunoprofilassi anti-D, entro 72 ore dalla circostanza che potrebbe aver determinato un contatto tra sangue materno rh negativo e sangue fetale eventualmente rh positivo.
Invece, in assenza dei fattori di rischio sopra elencati, quindi di un possibile contatto precoce tra sangue della madre e sangue del bambino, oggi si tende a procedere con l’immunoprofilassi anti-D intorno alle 28 settimane di gravidanza, ovviamente nelle madri con rh negativo .
Sono escluse da tale procedura le gestanti su cui, grazie allo screening di diagnosi prenatale con DNA fetale, si è avuto modo di appurare che il fattore rh del feto è negativo come quello materno. Vista la complessità della questione, posso solo parlarle a titolo generale, ma non certo sostituirmi al collega che la sta seguendo in questa gravidanza: si attenga con fiducia alle sue indicazioni e vedrà che non avrà nulla di cui preoccuparsi. Con cordialità.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Secrezioni vaginali abbondanti a sei mesi dal parto: cosa segnalano?

31/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

La comparsa di perdite trasparenti, prive di odore e non associate a particolari sintomi potrebbe essere espressione della ripresa dell'attività ovarica. Ma per avere la certezza che non si tratti di altro è meglio effettuare un controllo.   »

Gemelli: perché sono diversi?

31/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Se i gemelli sono dizigoti è normale che abbiano un aspetto differente, anche per quanto riguarda il colore di occhi e capelli. Questo perché, a differenza dei gemelli monozigoti, non condividono un identico patrimonio genetico.   »

Streptococco: dare l’antibiotico “solo” per sei giorni favorisce le ricadute?

24/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

In caso di infezioni batteriche, la tendenza attuale è di ridurre la durata della terapia con antibiotico sia perché si rivela ugualmente efficace sia in quanto un trattamento breve diminuisce il fenomento dell'antibiotico-resistenza, che rappresenta una grave minaccia per la salute di tutti.   »

Fai la tua domanda agli specialisti