Caro Professore,
Ho una bimba di sette anni che si sente un maschio. E’ la figlia di mezzo: prima c’è un’altra bambina, poi un maschietto, con cui ha due anni di differenza. E’ molto legata a entrambi. Tutto è cominciato intorno ai tre anni, con il rifiuto delle gonnelline e di quanto in qualche modo caratterizza l’appartenenza al genere femminile. Ora si veste solo come un maschio, si atteggia come un maschio e a scuola è una tragedia perché si mescola ai compagni, ignorando le altre bambine. Non avevo mai sentito parlare del fenomeno dei bambini transgender e invece ora devo affrontarlo. La mia domanda è: esiste una componente genetica in questo o è solo colpa nostra? Cosa dobbiamo/possiamo fare? Il pediatra dice di assecondarla e che poi si vedrà…. Ho sentito parlare di cure ormonali per tramutare il genere di appartenenza fin da bambini: chi potrebbe consigliarci al riguardo?
Mi aiuti la prego, a capire….
Giovanni Porta
Cari genitori,
il modo in cui ogni persona si manifesta, sia per quanto riguarda gli aspetti fisici che quelli comportamentali, dipende sempre da una complessa interazione tra genetica e ambiente. Per quanto riguarda la sessualità, essa viene oggi considerata sempre di più come un gradiente, ovvero in base a una scala costituita da diversi gradi. Questo riguarda anche gli aspetti comportamentali legati alla sessualità: non esiste semplicemente un orientamento maschile e uno femminile, ma ognuno di noi si colloca su un gradino di una scala che va da un estremo all’altro.
In relazione al vostro caso non si può giungere ad alcuna conclusione in merito all’orientamento sessuale di una bambina tanto piccola, ancora in fase prepuberale. Come consiglia giustamente il pediatra, occorre attendere qualche anno: dopo il bombardamento ormonale che accompagna l’adolescenza potremo dire di più sulla manifestazione degli aspetti sessuali in vostra figlia. Per quanto di mia competenza, mi esprimo in senso fortemente contrario a qualsiasi trattamento medico condotto al fine di influenzare l’orientamento sessuale di un bambino. Per quanto riguarda come gestire la situazione è consigliabile confrontarsi ancora con il pediatra per essere eventualmente indirizzati da uno psicoterapeuta. Con cordialità.
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