Scrivo perché sono preoccupata per mia figlia: lei ha come gruppo sanguigno zero negativo. So che, in caso di una sua gravidanza, se il padre del bambino fosse rh positivo lei dovrebbe fare test di Coombs ogni mese e una immunoprofilassi per scongiurare il rischio che produca anticorpi contro il feto… Le mie domande a tal proposito sono due:
1) mia figlia, se farà l’immunoprofilassi qualora necessario, potrà avere tutte le gravidanze che vuole senza rischi al pari delle donne rh positive, o comunque c’è lo stesso il rischio che al suo bambino venga l’anemia emolitica per incompatibilità del fattore rh? ( o altre complicanze). Potrà avere tutte le gravidanze che vuole o dovrà limitarsi col numero di figli?
2) so che chi è rh negativo deve fare la profilassi entro 72 ore massimo da eventi quali il parto, amniocentesi e aborto… ma mi chiedo, in caso di aborto interno e quindi senza sintomi, come si fa a fare la profilassi entro 72 ore? Si rischia di non farla in tempo se ci si accorge troppo tardi dell’aborto (ad esempio sto pensando ai casi in cui il cuore del feto smette di battere ma non si hanno perdite di sangue e quindi la gestante se ne accorge solo durante l’ecografia…): in questo caso, non avendo la gestante fatto la profilassi entro 72 ore, non potrà più avere figli in seguito? ( o comunque se li avrà rischierà l’anemia emolitica fetale?). Le 72 ore sono dall’aborto o dal raschiamento? Sono molto preoccupata che mia figlia non possa avere gravidanze in sicurezza.
Elisa Valmori
Salve signora, innanzitutto la prego di non temere per sua figlia e le eventuali complicazioni che l’essere di gruppo negativo potrebbe comportare.
Grazie all’immunoprofilassi, è possibile scongiurare il rischio che una donna di gruppo negativo produca gli anticorpi contro il fattore Rh che viene espresso sui globuli rossi dei soggetti di gruppo positivo. Rispetto alla prima domanda, quindi, le confermo che sua figlia potrà avere tutte le gravidanze che desidera.
In caso di aborto interno, nel momento in cui il sanguinamento non si manifestasse, non si ha nemmeno il rischio di immunizzarsi in quanto il sangue fetale non viene in contatto con quello materno, se non in casi ben definiti.
In base a recenti linee guida, l’immunoprofilassi in caso di aborto va eseguita in tutti i casi in cui si effettui la revisione della cavità uterina (il cosiddetto raschiamento), in tutti i casi di aborto spontaneo completo o incompleto oltre la 12° settimana di gestazione, se si ha una minaccia d’aborto prima della 12° settimana in presenza di sanguinamento abbondante o ricorrente o associato a dolori addominali, infine se la minaccia di aborto avviene oltre la 12° settimana ed è caratterizzata da perdite ematiche intermittenti (di qualsiasi entità).
Attenzione, però, che l’immunoprofilassi non si effettua una volta per tutte: gli anticorpi in essa contenuti vengono “smaltiti” nel giro di pochi mesi per cui ad ogni gravidanza/parto o altro evento ostetrico in cui c’è la potenzialità di sensibilizzarsi, andrà ripetuta.
Attualmente, in Italia, la si propone durante la gravidanza alla 28° settimana e dopo il parto (a meno che il neonato sia di gruppo negativo, in tal caso non è necessaria)
Spero di esserle stata di aiuto, a disposizione se desidera.
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