Ho tre figlie gemelle ormai trentenni nate da fecondazione eterologa. Casualmente si sono accorte di avere un gruppo sanguigno incompatibile con quello mio e della madre. Io e mia moglie non ci sentiamo di raccontare verità, sono mie figlie a tutti gli effetti, le amo più di ogni altra cosa, ma vogliamo negare il modo con cui le abbiamo avute. Potrebbero avere problemi a loro volta in caso di maternità?
Faustina Lalatta
Gentile signor Marco, mi deve scusare se non potrò che essere molto sommaria per un tema che è invece profondo e delicato e dai risvolti a volte imprevedibili. Non entro in merito alla vostra decisione di non rivelare alle vostre figlie la loro origine genetica. È una scelta che sembra semplice da sostenere nelle fecondazioni eterologhe perché “non si vede nulla” ma ha sempre un margine di rischio. Non solo perché può essere rivelata da un banale esame del sangue, ma anche perché tutti noi pensiamo che sia meglio essere sinceri e aperti riguardo scelte di inizio vita, come ad esempio l’adozione. È un diritto sapere da dove veniamo, se questa conoscenza è in mano a qualcuno, soprattutto ai nostri genitori. Detto questo sono sconcertata che il centro non si sia preoccupato di garantire una donazione coerente con il vostro gruppo sanguigno. Oltre aver avviato una gravidanza trigemina, realtà molto pericolosa per la madre e i bambini. Infatti da 15-20 anni è vietato trasferire più embrioni… Ma pensare al passato non serve. Avete davanti a voi una opportunità importantissima e secondo me dovete farvi guidare su come arrivare a rivelare alle vostre figlie l’origine del loro concepimento. In un certo senso la gemellarità sarà di aiuto, perché le vostre figlie condivideranno tra loro la scoperta, guidata dall’amore, di come sono potute venire al mondo. La metto in guardia contro un atteggiamento di negazione o di omertà. Non verrebbe accettato e potrebbe portare a reazioni negative, di sfiducia, di contestazione e anche di allontanamento. Ho esperienza molto ampia e le garantisco che la discrepanza dei gruppi, se non gestita con tranquillità e amore, potrebbe diventare per le ragazze un elemento di forte contrasto, smarrimento, rancore. Potrebbe trasformarsi esattamente in quello che lei teme di più, cioè in un segno di non paternità, di estraneità. Proprio in ciò che più è lontano da lei, visto che le ama come figlie perché figlie in realtà lo sono, e sarà questo che lei dovrà spiegare fino a farlo comprendere profondamente. Ma sono sicura che riuscirà perché è quello che sente, perché si tratta della verità. Centinaia di psicologi e genetisti hanno scritto documenti e riflessioni su come comportarsi per proteggere la relazione e giungere ad una chiarezza. Non per motivi di salute futura, come lei accenna, ma di conoscenza di sé. Vi sono vicina e vi incoraggio a prepararvi a spiegare. Cordiali saluti.
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